La grande finanza e il sistema democratico
Tempo di lettura: < 1 minute«I sistemi politici della periferia meridionale (dell’Europa) sono stati instaurati in seguito alla caduta di dittature, e sono rimasti segnati da quell’esperienza. Le Costituzioni mostrano una forte influenza delle idee socialiste, e in ciò mostrano la grande forza politica raggiunta dai partiti di sinistra dopo la sconfitta del fascismo. Questi sistemi politici e costituzionali del sud presentano tipicamente le seguenti caratteristiche: esecutivi deboli nei confronti dei parlamentari; governi centrali deboli nei confronti delle regioni; tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori; tecniche di costruzione del consenso fondate sul clientelismo; e la licenza di protestare se vengono proposte sgradite modifiche dello status quo. La crisi ha illustrato quali conseguenze portino queste caratteristiche. I paesi della periferia hanno ottenuto successi solo parziali nel seguire percorsi di riforme economiche e fiscali, e abbiamo visto esecutivi limitati nella loro azione dalla Costituzione (Portogallo), dalle autorità locali (Spagna), e dalla crescita dei partiti populisti (Italia e Grecia)». È un’analisi della situazione europea redatta dai tecnici della JP Morgan e della Goldman Sachs pubblicata sulla Repubblica del 21 giugno da Carlo Clericetti (titolo: JP Morgan shock “Basta Costituzioni antifasciste“).
Un’analisi errata, dal momento, solo per fare un esempio, che quel che descrive vale anche per la Germania che gode ottima salute. E allo stesso tempo inquietante: per la grande finanza il sistema europeo fondato su Costituzioni democratiche, nella cui redazione hanno avuto grande peso i cattolici, rappresenta un freno al libero dispiegarsi del mercato finanziario.