24 Novembre 2014

L'oro dell'Ucraina, gli Usa e piazza Maidan

L'oro dell'Ucraina, gli Usa e piazza Maidan
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«Con il presidente precedente [il riferimento è a Viktor Yanukivich ndr.], le riserve auree dell’Ucraina sono aumentate progressivamente, toccando i massimi di sempre proprio prima del ribaltone politico che ha portato un leader filo europeo in carica [Petro Perechenko ndr.]. Le cose sono decisamente cambiate da allora. In un’intervista concessa alla TV ucraina “Ukraina”, il capo della banca centrale [Valeria Gontavera ndr.] ha ammesso che “nei forzieri della banca centrale non è praticamente rimasto più oro”. C’è un ammontare di lingotti pari all’1% delle riserve». Così inizia un articolo apparso sul sito Wall Strett italia il 19 novembre.

Il WSI ricorda che «l’ammontare di oro alla fine di febbraio era 1,8 miliardi di dollari, pari al 12% delle riserve», Oggi questo valore è pari a «123,6 milioni di dollari».

 

Dov’è l’oro finito ucraino? «Il prezzo internazionale dell’oro è crollato. Vendere oro in tali circostanze sarebbe da considerare un crimine». Spiega il sito, né ci sono altre spiegazioni legate al mercato che possano rendere ragione in qualche modo di questa scomparsa.

«Evidentemente – conclude il WSI – il risultato di una simile riduzione di oro non è dovuto alla negligenza o noncuranza del banchiere centrale, bensì a pressioni o interventi esterni».

Informazioni provenienti da diverse fonti, come riporta anche il WSI, da tempo avevano dato l’allarme circa un “trasferimento” delle riserve auree ucraine in America, forse nelle casseforti della Fed, forse altrove.

 

Nota a margine. È ovviamente impossibile, almeno al momento, trovare prove sul trasferimento dell’oro ucraino negli Stati Uniti. Di certo la notizia data dalla Gontavera è allarmante e getta un’ulteriore ombra sulla classe dirigente salita al potere in Ucraina a seguito del colpo di Stato (o rivoluzione) di piazza Maidan. L’Ucraina è di fatto in bancarotta, dissipa le sue ultime riserve finanziarie per combattere una guerra folle nell’Est che potrebbe essere risolta con un compromesso – uno Stato federale che lasci autonomia alle regioni orientali – finora neanche preso in considerazione.

 

Si aggiunga che all’Unione europea è chiesto, in un momento di crisi senza precedenti, di sovvenire alle necessità di uno Stato che sta depauperando in maniera sconsiderata le sue risorse. Richiesta cui sta ottemperando in maniera a dir poco sconsiderata.

 

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