Il Papa assediato
Tempo di lettura: 3 minutiIl Papa ha chiesto di pregare per lui perché “assediato“. Diversi i segni di tale assedio, dalla minaccia ricorrente di uno scisma agli scandali che si susseguono di continuo, dalla pedofilia alle vere o asserite malefatte di presuli che lavorano in Vaticano.
Francesco cerca di fare quel che può, avvalendosi di collaboratori sui quali ha riposto fiducia, qualcuno dei quali deve avergli suggerito una mossa finalmente azzeccata, quella di chiamare l’ex procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, alla guida del Tribunale vaticano.
Nell’aria tossica della Curia, il magistrato che ha arrestato il boss Bernardo Provenzano potrà essere utile.
La guerra al Papa è reale, dura e feroce. Come lo fu quella contro Benedetto XVI, che lo costrinse alle dimissioni. Non potendo nulla contro i suoi nemici, egli affidò la Chiesa al Signore. Non una rinuncia stricto sensu, un lancinante, abbandonato, affidamento.
La guerra è riesplosa ieri, a ridosso della creazione dei nuovi cardinali annunciati il 1° settembre scorso. Il concistoro del 5 ottobre, che doveva sancire una sorta di vittoria del Pontefice, se così si può dire, è sporcato dal nuovo scandalo che ha investito la Segreteria di Stato.
Un concistoro che dicono importante, dato che con queste nomine i cardinali creati dall’attuale Papa sono maggioranza (Avvenire), con asserite proiezioni sul futuro Conclave (in realtà aleatorie).
L’annuncio del concistoro fu funestato da un piccolo incidente, che vide il Papa intrappolato nell’ascensore. L’inizio del concistoro vero e proprio da un’inchiesta su una speculazione finanziaria. Coincidenze infauste, quantomeno.
Il Papa chiede ai fedeli di pregare per lui, con una umiltà che merita di essere assecondata. Resta che l’isolamento papale – tale l’assedio – non è fatto odierno. E vi hanno contribuito vari fattori.
Da quando è iniziato il Pontificato, tutte le voci critiche di qualche sua scelta o direttiva sono state viste da collaboratori e amici di Francesco come parte di un complotto per abbatterlo o come un attacco irricevibile alla Chiesa di Francesco, quella chiamata a dare compimento al Concilio Vaticano II in contrapposizione a quella della cosiddetta Tradizione (la Chiesa è “una”, recita il Credo).
In questo modo, amici e collaboratori del Papa sono riusciti in una missione impossibile: consegnare ai nemici di Francesco, che all’inizio del Pontificato erano davvero pochi, tanti presuli, sacerdoti e cardinali che non erano a priori suoi antagonisti. Semplicemente non ne condividevano alcune scelte e prospettive.
La papolatria, in tutte le sue declinazioni, ha fatto il resto: vero, siamo in un’epoca multimediale, ma la sovraesposizione papale in questi anni ha raggiunto il parossismo e avuto come esito l’identificazione del Papa con la Chiesa del Signore, annullando quella multiforme diversità che è ricchezza e presidio.
Tutti fattori che hanno determinato un isolamento progressivo, alimentato da una schiera di esaltatori di Bergoglio, più papisti del Papa, che hanno creato altra confusione e spesso reso odiose a tanti iniziative e dichiarazioni, pure ben indirizzate, del successore di Pietro e la sua stessa persona.
Anche la simpatia generale che aveva suscitato Francesco all’indomani della sua elezione si è logorata, non solo nell’ambito dei fedeli, ma anche in quello laico.
Il feeling con il popolo di Dio, che all’inizio del Pontificato appariva presidio, non è più così scontato; basta fare un giro per le parrocchie per rendersene conto (certo, restano le masse ai raduni, ma quella è altra cosa, legata all’evento).
Peraltro si trattava di un errore di prospettiva: il feeling (per usare una parola bruttina) che un Pastore deve alimentare non è con se stesso, ma con il Signore.
Ma al di là, Bergoglio è assediato, e ne va preso atto. Chi tira le fila è un ambito composito, dentro e fuori la Chiesa (e non solo in Curia), che vuole imporre un nuovo “nocchiero”. Tanti i modi per conseguire tale successo, date le tante leve che il Potere può usare.
Una guerra sta sconvolgendo la Chiesa. Una lotta continua che alimenta la confusione, peraltro funzionale al progetto di cui sopra. Il Papa è isolato e tanti dei suoi entusiasti estimatori sono già pronti a salire sul carro del futuro, per fortuna ancora eventuale, vincitore. Sic transit gloria mundi.
Esito incerto. Ai poveri fedeli, che di tale confusione sono le prime vittime, non resta che una povera preghiera. Per il Papa, certo, ma anzitutto per la Chiesa. Perché il Signore abbia pietà della Sua povera, diletta, Chiesa.
Perché l’essenziale della fede, molto più importante della persona del Papa, messo a repentaglio dal pelagianesimo e dalla gnosi dilagante – da cui l’altrettanto dilagante follia -, sia salvo. “Quando il Figlio dell’uomo tornerà, troverà ancora la fede sulla Terra?” È domanda di Gesù nel Vangelo. E non è eludibile.