20 Ottobre 2016

Duterte: addio agli Stati Uniti

Duterte: addio agli Stati Uniti
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«Il presidente filippino Rodrigo Duterte a Pechino chiede aiuto alla Cina e allontana le Filippine dagli Stati Uniti: Duterte ha incontrato oggi il presidente cinese, Xi Jinping, che lo ha accolto con tutti gli onori nella Grande Sala del Popolo, il parlamento cinese che affaccia su piazza Tian’anmen. Xi ha definito la visita “un successo” nelle relazioni sino-filippine, segnate da anni per dispute territoriali nel Mar della Cina meridionale».

 

«Duterte mira a riallacciare i rapporti con Pechino sia a livello politico che commerciale e ha chiesto pubblicamente aiuto alla Cina, anche in un’intervista trasmessa dalla Cctv, l’emittente televisiva di Stato cinese. Il presidente filippino non ha fatto mistero negli ultimi giorni di volere rinverdire i rapporti con Pechino anche a costo di rinunciare alle discussioni sulle dispute di sovranità nel Mare cinese meridionale, il principale punto di attrito tra Pechino e Manila, dopo che la sentenza della Corte Permanente di Arbitrato dell’Aja del luglio scorso ha negato ogni diritto storico alla Cina in quelle acque». Così sulla Repubblica del 20 ottobre, che riporta anche le parole di Duterte a un incontro con la comunità filippina locale: Duterte: «È ora di dire arrivederci» agli Stati Uniti d’America.

 

Nota a margine. In realtà in altre traduzioni quell’«arrivederci» diventa un «addio», ma seppur più forti i toni, poco cambia la sostanza. 

 

Quel che sta provocando Duterte è un vero e proprio terremoto nella geostrategia dell’estremo Oriente. Finora le Filippine erano state considerate da Washington un prezioso alleato per contenere le mire espansionistiche della Cina, oggi sono più forti che mai sotto la spinta di uno sviluppo economico incomparabile a livello globale.

 

Se si considera che tale contenimento è una delle priorità degli Stati Uniti, insieme al contrasto a tutto campo della Russia, si può percepire la portata di questa vera e propria sconfitta della politica estera americana. Probabile che Washington non rimarrà a guardare.

 

Cosa che sa anche il presidente delle Filippine. Evidentemente, però, percepisce spazi di libertà che ai suoi predecessori sarebbero stati negati.