Macron e i neocon
Tempo di lettura: 3 minuti
Intervista fiume di Emmanuel Macron a Stefano Montefiori, pubblicata sul Corriere della Sera del 22 giugno. Nella quale il nuovo presidente francese ripete il suo refrain sul rinascimento francese ed europeo del quale sarebbe portatore.
Al di là dell’esercizio di grandeur, proprio di certo bonapartismo francese, va notato come spiazzi del tutto l’intervistatore facendo l’elogio del populismo, proprio su un giornale che sta esaltando la sua vittoria come svolta epocale per la Francia e l’Europa ma ogni giorno critica i populismi. Evidentemente le idee sul punto risultano confuse (d’altronde per i media italiani il populista Renzi sarebbe l’antidoto ai populisti).
Al di là di tali tematiche, Macron è stato interpellato anche sul tema cruciale della politica estera odierna, il conflitto siriano, che rappresenta il fulcro della terza guerra mondiale fatta a pezzi. Questa la domanda: «Se la linea rossa dell’uso delle armi chimiche viene oltrepassata, la Francia è pronta a colpire da sola?». Risposta: «Sì. Se fissi una linea rossa e non la fai rispettare, decidi di essere debole
».
Una risposta più che necessitata e che ripercorre quanto accennato dal presidente transalpino durante la campagna elettorale (peraltro il proposito potrebbe essere di difficile attuazione, stante la presenza in Siria di truppe russe).
E però val la pena riportare altre parole sul tema, di tutt’altro segno e tenore: «La vera mia novità sulla Siria è non aver più fatto della destituzione di Bachar al Assad una condizione preliminare a tutto. Con me finirà una forma di neoconservatorismo importata in Francia da dieci anni. La democrazia non si fa dall’esterno senza coinvolgere i popoli. La Francia non ha partecipato alla guerra in Iraq e ha avuto ragione. E ha avuto torto a fare la guerra in Libia. Quali sono stati i risultati? Stati Falliti nei quali prosperano i gruppi terroristici. Non voglio che questo accada in Siria
».
Come si vede un cambiamento epocale, non solo riguardo la Siria, ma anche riguardo al rapporto con gli ambiti neoconservatori che tanta influenza hanno avuto e hanno in Occidente. Una critica senza appello alla pretesa di esportare la democrazia a suon di bombe, che tanti danni ha prodotto nel mondo.
Quando Macron parla della deriva neocon della Francia indica una cronologia precisa, dieci anni, ovvero il primo mandato di Nicolas Sarkozy, eletto per la prima volta presidente francese nel 2007.
Una linea neocon proseguita poi tramite Manuel Valls, l’uomo che ha guidato la Francia sotto la debole presidenza di François Hollande e rispetto al quale Macron ha preso le distanze non accogliendolo nel suo partito nonostante l’altro avesse sostenuto la sua candidatura alla presidenza (peraltro Valls è riuscito a farsi eleggere nel nuovo parlamento solo per una manciata di voti).
Insomma, Macron vuol rappresentare una cesura netta con questo inglorioso passato e rilanciare la grandeur francese sotto altri profili. Vedremo gli sviluppi, nel frattempo va registrato che En marche, il suo partito, perde pezzi. In particolare i centristi di Bayrou, che hanno dovuto abbandonare il governo.
Certo, Macron ha raccolto un mandato fortissimo che rievoca illustri precedenti, ovvero i fasti bonapartisti, ma tagliare i ponti con certo oscuro passato non sarà semplice. Vedremo se, e del caso come, riuscirà.
Nota a margine. Val la pena aggiungere che, in altra intervista, Macron ha anche parlato del rapporto con la Russia (Montefiori riporta solo dei cenni sulle divergenze tra Parigi e Mosca riguardanti l’Ucraina e altro).
Il presidente francese ha affermato che occorre dar inizio a «una lotta incondizionata contro i gruppi terroristici» e, in questa lotta, «abbiamo bisogno di collaborare con tutti, specialmente con la Russia». Nota più che significativa, stante il clima maccartista che incombe in Occidente.