Kim Jong-un & Trump: convergenze storiche
Tempo di lettura: 3 minuti“Attendo con ansia il nostro incontro” si legge su un tweet di Donald Trump dedicato al vertice con Kim Jong-un. Più che siginificativo.
Il viaggio blindato di Kim Jong-un
All’inizio della settimana ha fatto notizia il viaggio del presidente nordcoreano in Cina. Con un treno blindato, particolare che indica non tanto la necessità di riservatezza, che si poteva ottenere anche (e meglio) con un volo segreto, quanto la necessità di evitare attentati alla persona di Kim Jong-un, cosa che la dice lunga sull’aria che tira sulle complicate trattative per denuclearizzare il Paese.
Non sappiamo i particolari del viaggio. Lo scarno comunicato dell’Agenzia di stampa ufficiale cinese, Xhinua, spiega solo che il presidente della Corea del Nord ha tenuto “una visita non ufficiale in Cina dal 25 al 28 marzo”, nel corso della quale ha avuto “colloqui” con il presidente Xi Jinping.
È stato Trump a dare un’informazione ulteriore, in un altro tweet, nel quale riferiva di aver ricevuto una telefonata del presidente cinese, il quale gli ha comunicato che il “suo incontro con Kim Jong-un è andato molto bene e non vede l’ora di incontrarsi con me”.
Corea: prospettive ribaltate
Scoppia la pace dunque, nella penisola coreana, anche se tanti sono i venti di contrasto e tanti possono essere gli incidenti di percorso.
Un articolo del Washington Post, infatti, riporta le pregresse prese di posizione sia del nuovo consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton che del nuovo Segretario di Stato Mike Pompeo, ambedue sostenitori dell’impossibilità di trovare un accordo serio con Pyongyang ed entrambi sostenitori di un approccio muscolare alla controversia.
Ma ad oggi sembra prevalere la linea distensiva. Tanto che il WP può scrivere: “Per quanto riguarda l’amministrazione, ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Justin Higgins, i messaggi trasmessi da Seul e Pechino sono sufficienti per iniziare a pianificare” l’incontro.
La visita di Kim Jong-un a Pechino non ha solo incontrato il favore di Trump, ma ha dato il primo frutto tangibile: i presidenti della Corea del Nord e del Sud hanno annunciato che il 27 aprile si incontreranno per uno storico vertice.
Il fatto che Kim sia stato tre giorni in Cina è indizio che non voleva solo sostegno politico alla sua scelta aperturista, ma che il vertice ha dipanato tanti e diversi dossier.
Più che probabile che il leader nordcoreano abbia cercato rassicurazioni. Anzitutto a livello di sicurezza: si sarà assicurato che Pechino è pronta a difenderla in caso di attacco, anzi è probabile che sia stato stipulato qualche accordo segreto sul tema. Uno sviluppo che rende inutile il deterrente atomico fatto in casa.
Come anche è più che probabile che Kim abbia chiesto a Xi Jinping un sostegno a livello economico. Non solo per uscire fuori dalle secche nel quale è stata precipitata Pyongyang a causa dell’isolamento internazionale.
Ma anche per altro: la distensione con Seul dovrebbe avere come esito quello di rendere più liberi gli scambi commerciali tra le due Coree.
Possibile, nel caso di aperture avanzate, che Kim Jong-un tema che Seul si “compri” letteralmente il suo Paese. Avere alle spalle la potenza economico-finanziaria cinese metterebbe Pyongyang al riparo da questo destino.
In attesa degli sviluppi, va sottolineata la determinazione, entusiastica, di Trump: avrebbe potuto trincerarsi dietro i tanti avversari della distensione. Più comodo e meno rischioso.
Invece ha rotto il muro e ha ribaltato, a meno di tragici imprevisti, quel che “tutti affermavano”, ovvero “che la denuclearizzazione della penisola coreana non era nemmeno una possibilità”, come ha scritto, a ragione, nel suo tweet.