L'incontro tra Trump e Putin e il nervosismo di Netanyahu
Tempo di lettura: 3 minutiFervono i preparativi per l’incontro tra Trump e Putin del 16 luglio a Helsinki. Ieri il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha telefonato al suo omologo russo Serghej Lavrov per parlare della “stabilità strategica” del mondo.
Tema di attualità, stante che negli ultimi anni la guerra globale si è sfiorata più volte. Forte la spinta in tal senso.
Il nodo della presenza iraniana in Siria
I due hanno parlato anche “di una serie di questioni attuali dell’agenda mondiale, compresa la situazione della Siria e della penisola coreana” (Tass).
Due giorni fa, invece, la visita di alcuni senatori americani a Mosca, sempre con Lavrov. Speriamo che l’incontro tra i due presidenti segni l’inizio di un “nuovo giorno” nei rapporti Usa-Russia, ha affermato in seguito il senatore repubblicano Richard Shelby (Tribune).
Che il vertice possa segnare una svolta per il mondo lo indica anche la visita a sorpresa di Netanyahu a Mosca, che avverrà l’11 luglio.
Netanyahu teme che i due possano accordarsi sulla Siria eludendo la richiesta da tempo avanzata in via definitiva dal suo governo, ovvero il ritiro completo dell’Iran dal Paese.
Una richiesta che Lavrov ieri ha definito “irrealistica” (Timesofisrael). Probabile che tale affermazione abbia allarmato Netanyahu, che ha annunciato la sua visita a Mosca subito dopo.
L’incontro Trump – Putin, tra speranze e suggestioni
Peraltro, è possibile che il premier israeliano tema l’imprevedibilità di Trump, che se vero che non può contraddirlo apertamente, a volte ha fatto affermazioni contrarie alla sua linea (vedi dichiarazione sul ritiro delle truppe americane dalla Siria).
Eppure il conflitto siriano, che ormai si svolge al confine di Israele, sembra vedere anche accordi tra Israele ed hezbollah.
Di oggi l’indiscrezione del Timesofisrael secondo la quale hezbollah avrebbe ritirato metà delle milizie inviate in Siria e concluso un tacito cessate il fuoco con Tel Aviv.
Sempre la stessa fonte ha detto che Israele si sarebbe ormai convinto che una guerra contro hezbollah in Libano sarebbe “un disastro per il Libano e per Israele”.
Se si considera che da anni Tel Aviv si prepara a tale guerra, rivincita dell’umiliante sconfitta del 2006, tale risoluzione non sarebbe un’evoluzione da poco.
Difficile che un accordo similare, cioè tacito e non dichiarato, possa darsi anche con l’Iran. Ma ciò che è difficile non è impossibile.
E se è vero che i due presidenti parleranno anche dell’accordo sul nucleare della Corea del Sud, non è impossibile che Putin possa chiedere al suo interlocutore di tentare un analogo passo con Teheran.
Ipotesi peraltro lasciata aperta da mancanze di prospettive concrete sull’Iran: se è vero che l’amministrazione Trump sta facendo pressioni economiche su Teheran nel tentativo di farla collassare, ad oggi non sembra una strategia vincente.
Né i militari, compreso il Ministro della Difesa James Mattis, sono convinti dell’efficacia di un attacco contro Teheran: semplicemente, come accenna in maniera definitiva l’autorevole Foreign Politics, è una guerra che gli Usa non possono vincere.
Da qui la possibilità di altre battere, altre piste, addirittura un nuovo accordo sul nucleare, come peraltro accennato in passato dallo stesso Trump (New York Times).
Vedremo come evolveranno le cose. Per i cristiani, la scelta della data del vertice appare felice: il 16 luglio è la festa della Madonna del Carmelo.
Mentre ai satanisti (anche se assurdo, sono tanti quelli incistati nei luoghi del potere di questo mondo) potrebbe apparire fausta coincidenza il fatto che il giorno successivo all’annuncio ufficiale del vertice ci sia stata una strage nel Maryland, ovvero terra di Maria, dove un pazzo è entrato in un giornale, il Capital Gazette, uccidendo cinque cronisti.
Solo suggestioni ovviamente. Ma l’incontro non può non suscitarne, data la sua importanza. Storica.