Giallo Khashoggi: Washington, abbiamo un problema
Tempo di lettura: 3 minutiIl giallo Khashoggi, il giornalista del Washington Post scomparso nel consolato saudita di Istanbul, resta al centro della politica internazionale. Lo scontro si è spostato, come prevedibile, sul destino politico di Mohamed bin Salman (Mbs).
Khashoggi: il destino di un principe
Ormai è palese quanto accaduto: il giornalista è stato assassinato. Ieri, al termine del viaggio del Segretario di Stato Mike Pompeo in Arabia Saudita e Turchia, lo ha ammesso anche Trump, che finora aveva evitato dichiarazioni definitive.
Ora si tratta di capire se il principe ereditario saudita può continuare a governare nell’ombra l’Arabia Saudita per diventarne poi legittimo monarca oppure deve uscire di scena.
In un primo tempo ai suoi sponsor internazionali sembrava percorribile la prima strada, chiudendo la vicenda come un tragico incidente. Si poteva cioè vendere la narrativa di un interrogatorio finito male o altro.
Questa era la mission impossible di Pompeo nel suo viaggio in Medio oriente. Ma proprio mentre lavorava in tal senso, giornali americani e turchi pubblicavano articoli e filmati che davano nomi e volti alla squadra saudita giunta a Istanbul per fare il lavoro sporco.
Tra questi, figure prossime al piccolo principe. Troppo prossime per poter sostenere la sua totale estraneità. Così, quanti ancora spingono per conservargli il trono devono ripiegare su una nuova versione.
È quella sintetizzata dal titolo che campeggia sulla prima pagina del New York Times: “Le autorità dell’Arabia Saudita stanno prendendo in considerazione la possibilità di accusare un alto funzionario dell’intelligence vicino al principe ereditario”.
L’impervia difesa del piccolo principe
Si tratterebbe di incolpare il generale Ahmed al-Assiri, alto consigliere del principe. Assiri avrebbe ricevuto dal principe “l’autorizzazione a catturare Khashoggi per poi portarlo in Arabia Saudita per un interrogatorio, ma avrebbe frainteso le sue istruzioni o oltrepassato l’autorizzazione stessa, uccidendo il dissidente”.
Sempre secondo il NYT, a spingere per salvare Mbs sarebbe il genero di Trump, Jared Kushner, come d’altronde era immaginabile dati i suoi legami col principe, sul quale aveva puntato per ridisegnare la politica Usa in Medio oriente.
Una via impervia. Non tanto perché impossibile, quanto perché non allontanerebbe dal Regno le ombre della comunità internazionale.
Significativo in tal senso un articolo di Daniel B. Shapiro su Haaretz, che spiega come “l’omicidio di Khashoggi, oltre a superare le linee rosse dell’immoralità, indica anche la totale inaffidabilità dell’Arabia Saudita a guida Mbs come partner strategico”.
Shapiro ricorda i tanti errori di Mbs, tra i quali la guerra in Yemen, “condotta nel totale disprezzo per le immani sofferenze dei civili”, oppure il rapimento e le dimissioni forzate del primo ministro libanese Saad Hariri, vicenda “esplosa in faccia” al piccolo principe.
Allora la comunità internazionale chiuse un occhio, ma sarà difficile fare altrettanto con il caso Khashoggi.
Il principe non ha tenuto conto che ordinare l’assassinio di un giornalista di un quotidiano Usa “ha superato tutte le linee di accettabilità dell’opinione pubblica e dell’ambito politico americano”.
Leader della politica e della finanza stanno disertando in massa il Future Investment Initiative, una sorta di Davos in salsa saudita fissata a Riad per i prossimi giorni, che avrebbe dovuto rilanciare il Regno.
Solo un assaggio di quel che prospetta il futuro. Se Mbs resta in sella, spiega Shapiro, difficilmente leader politici siederebbero al suo fianco in altre sedi internazionali.
Il Regno rischia di essere bollato con il marchio di infamia e di essere scaraventato nella pattumiera della geopolitica.
Ps. I giornali Usa si chiedono come sia possibile che la vita di Khashoggi valga più di tante altre, stante che ha attirato censure sul principe saudita evitate per le stragi yemenite… la risposta è nella domanda, ovvero che tali media hanno censurato in maniera più che blanda le stragi in questione.
Pps. Il destino del principe saudita inciderà non poco su quello di Jared Kushner , genero presidenziale altrettanto improvvido.