Iran: i Costruttori di guerra chiudono un altro spiraglio
Tempo di lettura: 3 minutiL’Iran è accusato di aver tentato di intercettare una petroliera britannica. Questa l’accusa mossa da Londra e Washington, nonostante la smentita degli asseriti aggressori, ovvero i Guardiani della rivoluzione, i quali hanno negato spiegando che, nel caso fosse richiesta loro una missione simile, sarebbero in grado di assolverla “immediatamente, fermamente e rapidamente” (Fars agency).
Una smentita che non è solo esercizio i muscolare, dato che vuol confutare la ricostruzione dei fatti della marina britannica. Questa ha comunicato che il tentativo sarebbe stato sventato dall’arrivo di una loro nave da guerra, che avrebbe messo in fuga gli assalitori.
Se gli iraniani avessero voluto compiere l’azione, è il messaggio insito nel comunicato della Fars, avrebbero certo messo in conto tale eventualità, approntando un piano di azione meno goffo e destinato a sicuro fallimento.
Il sequestro di Gibilterra e l’attacco di oggi
Un incidente, peraltro, più che prevedibile. Una settimana fa i marines britannici, a Gibilterra, avevano sequestrato una petroliera iraniana diretta in Siria.
Azione salutata come “notizia eccellente” dal superfalco Usa John Bolton, dato che ha posto nuove criticità nel Golfo, rompendo lo stallo precedente.
Peraltro fino a quel momento si era parlato solo di sanzioni contro l’Iran, mai di sequestro delle sue navi, che è un’azione di guerra.
Gli iraniani hanno accusato Londra di “pirateria” e qualche pasdaran di secondo piano aveva anche minacciato ritorsioni sulle petroliere inglesi, minacce prontamente riprese dai media internazionali nonostante la loro mancanza di autorevolezza.
Tutto dunque era pronto per il secondo capitolo della narrazione, scritto stanotte con l’asserito attacco alla petroliera britannica. Uno storytelling perfetto. I media non devono faticare: i loro articoli sono già confezionati nei minimi dettagli.
La coalizione anti-Iran
L’accusa giunge peraltro tempestiva. Solo due giorni fa, il Capo di Stato maggiore Usa, generale Joseph Dunford, aveva dichiarato che gli Stati Uniti contano di creare a breve una coalizione di Paesi che mettano a disposizione navi da guerra per scortare le petroliere che attraversano il Golfo per proteggerle dagli iraniani. L’asserita aggressione alla petroliera britannica servirà a dare peso all’iniziativa.
L’idea di metter su una coalizione, ha spiegato Dundford, serve a ripartire i costi, ma è evidente che ha un più segreto scopo. Una volta che nel Golfo incroceranno navi da guerra di mezzo mondo, sarà più facile trascinare nel conflitto anche i riottosi alleati.
Serve ai guerrafondai anche per giustificare una guerra più impopolare delle precedenti, dato che è evidente che a scatenare la crisi è stata l’amministrazione Usa ritirandosi dall’accordo sul nucleare.
Se fossero solo gli Stati Uniti a fare questa maledetta guerra, la disapprovazione arriverebbe al parossismo. Ma in una guerra allargata, nella quale ad andare a fondo sotto i missili di Teheran – rischio reale – non sarebbero solo navi americane ma anche di altri Paesi, le cose cambierebbero.
Non ci sarebbe spazio per il dissenso, che a quel punto suonerebbe come un tradimento.
Da Abe a Macron
Ma c’è un altro motivo per cui l’asserito attacco giunge tempestivo. Tre giorni fa Emmanuel Macron si è incontrato con Trump per disinnescare la crisi iraniana.
Non si sa cosa si siano detti, ma qualcosa devono pur aver concordato se il presidente francese ha inviato in Iran il suo Consigliere diplomatico, Emmanuel Bonne, che oggi si è incontrato con il presidente Hassan Rouhani.
Le dichiarazioni ufficiali parlano di un nulla di fatto, con l’Iran arroccato sule sue posizioni, anche se il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif, ha dichiarato che Bonne ha dato “suggerimenti utili per controllare la tensione” (Irna).
È evidente che, al di là del gioco delle parti – sia Trump che Teheran non possono dar segni di cedimento -, qualcosa è accaduto.
E proprio mentre stava per aprirsi una finestra di opportunità è giunto l’annuncio dell’assalto alla petroliera britannica, che rischia di vanificare tutto.
Si ripete un copione noto. Trump aveva già tentato di aprire una via al negoziato inviando in Iran il premier giapponese Shinzo Abe.
Ma proprio in coincidenza della sua visita in Iran, nel Golfo di Hormuz qualcuno aveva assaltato una petroliera giapponese, aggressione attribuita subito all’Iran (Piccolenote).
Quanto accaduto allora si è ripetuto oggi. I Costruttori di guerre forse dovrebbero assoldare storytelling un po’ più fantasiosi.
Ps. L’assalto alla petroliera britannica può spiegarsi anche come un equivoco: manovre navali, date le tensioni, potrebbero essere state interpretate come un assalto. Ma non cambia la sostanza delle cose.