26 miliardari hanno una ricchezza pari a quella di 3.8 miliardi di persone
Il crescente divario tra l’immensa ricchezza progressiva di alcuni e il crescente depauperamento dei ceti medio-bassi appare sempre più scandaloso.
Oggi la ricchezza si concentra sempre più nelle mani di una facoltosa élite; un rapporto stilato da Oxfam di inizio anno, e relativo ai dati del 2018, mostra come 26 individui possiedono le fortune equivalenti ai patrimoni di 3,8 miliardi di persone (Bloomberg).
Una sproporzione che cresce di anno in anno, con la ricchezza che, col passar del tempo, si accumula sempre più nelle mani di pochi: basti pensare che il patrimonio di cui sopra nel 2017 era suddiviso tra 46 miliardari. Insomma, sempre meno persone hanno sempre di più.
È emblematico il caso del patron di Amazon, Jeff Bezos, che con un patrimonio di 112 miliardi di dollari è l’uomo più ricco del mondo. Sempre a detta di Oxfam, l’un per cento del suo patrimonio equivale ai fondi del settore sanitario dell’Etiopia, una nazione con più di 100 milioni di abitanti.
Questi “paperoni” fatturano a un ritmo sbalorditivo giorno dopo giorno. Per fare un esempio, Bloomberg riporta come la fortuna della famiglia Walton, che detiene la catena degli ipermercati Walmart, si accresca a un ritmo di 4 milioni di dollari l’ora, per un totale di 100 milioni al giorno. Un impiegato Walmart appena assunto percepisce un salario minimo di 11 dollari l’ora…
Con un patrimonio che ammonta a 191 miliardi, i Walton si classificano al primo posto nella lista delle 25 famiglie più ricche al mondo, secondo Bloomberg. Complessivamente le famiglie più facoltose del globo avrebbero 250 miliardi in più rispetto all’anno scorso.
Va inoltre tenuto in debito conto quanto annota Bloomberg, ovvero che la lista non riporta i patrimoni occultati. Ad esempio quelli dei Rockfeller e dei Rothschild che, come altre famiglie non monitorate nello studio, possiedono capitali talmente “diffusi” da non poter essere verificati. E sono ancora più ricchi dei Bezos e dei Walton.
Falla di sistema
Anche il sistema di tassazione, che prevede numerose agevolazioni finanziare nei confronti dei ceti più ricchi, appare più che squilibrato, come dimostra uno studio di due professori dell’università di Berkeley, Emmanuel Saez e Gabriel Zucman riportato sul Washington Post.
Secondo lo studio, nel 2018 le 400 famiglie americane più ricche hanno pagato aliquote fiscali addirittura inferiori di quelle delle classi medie.
Dati alla mano, l’anno scorso i miliardari americani hanno pagato aliquote pari al 23% del loro reddito, a fronte del 24.2% versato dalle classi lavoratrici; è stata la prima volta nella storia degli Stati Uniti che si presentava una situazione del genere.
La notizia, quanto mai sconcertante, dimostra come il liberismo incontrollato abbia definitivamente compromesso anche l’equità fiscale, negli Stati Uniti come altrove.
Nei paesi ricchi le aliquote massime sul reddito sono drasticamente diminuite nel corso del secolo: da una media di prelievi fiscali pari al 62% per gli individui con i redditi più alti nel 1970, si è scesi a una media di prelievi del 38% nel 2013 (così in un rapporto Oxfam citato dal Sole 24 Ore). Non sono quindi affatto rari i casi in cui le classi medie si trovano a pagare in percentuale più tasse rispetto ai ricchi.
Del resto, tutto ciò conferma quanto sbagliato possa essere l’attuale sistema neoliberista, fondato sull’assioma che l’arricchimento di pochi crea automaticamente una ricchezza diffusa.
In realtà, il libero mercato non può incrementare il benessere comune senza leggi adeguate che tutelino i più deboli e regolino il libero scambio, altrimenti, a fronte di un arricchimento sempre più esponenziale dei ricchi, i meno abbienti si impoveriranno sempre più.
Ps. Gli studi riferiti non tengono conto delle ricchezze occultate nei paradisi fiscali e altrove, espedienti inaccessibili alla classe media. Lo squilibrio reale, in verità, è ancora più marcato…
Nella foto in evidenza, la famiglia Walton