Tremonti, il coronavirus e la religione della Finanza
Tempo di lettura: 2 minutiLa crisi del coronavirus ha investito il mondo e un mondo è finito. Ne nascerà un altro, forse migliore, almeno negli auspici, diverso da quello nel quale il liberalismo selvaggio ha fatto strame di popoli e destini, che il flagello ha fatto collassare non solo per la sua portata devastante, ma perché era tanto marcio che al primo stormir di fronda è venuto giù.
Così Giulio Tremonti sul Giornale: “Come Sarajevo [l’attentato che diede inizio alla Grande Guerra, ndr.] ha posto fine alla Belle Époque, così questa [crisi, ndr.] pone fine al dorato trentennio della globalizzazione e al prodotto ‘illuminato’ di quella che è stata l’ultima ‘ideologia’ del Novecento, il ‘mercatismo’: l’idea che il divino mercato è tutto e fa tutto. Come il vecchio mondo era ‘liberté, égalité, fraternité’, così il mondo successivo, un mondo che ora ci si svela effimero, è stato ‘globalité, marché, monnaie’ (globalizzazione, mercato, moneta).
Rimandiamo alla lettura integrale dell’intervista, che ci pare sia di alto interesse per comprendere quanto avvenuto e quanto sta avvenendo.
Si può notare, come nota a margine, che il villaggio globale era identificato come foriero di opportunità globali: tutti collegati, tutti uniti per la prosperità comune. Come si vede, questa crisi globale non trova risposta globale. Anzi, di fronte alla crisi, vige l’ognun per sé e virus per tutti.
Se qualche coordinamento si ha, ancora di poco conto (come la telefonata tra Trump e Xi Jinping) ma magari crescerà, non è prodotto della globalizzazione, ma della Politica, che ha ripreso il suo posto nella cabina di regia dopo decenni di marginalizzazione da parte della Finanza.
Un’altra annotazione riguardo la Religione della Finanza: finché tutto va bene, finché tutto prospera, tale ambito ha sempre rigettato ogni intromissione della Politica nel suo ambito, bollata come indebita ingerenza in un meccanismo che ha in sé le necessarie misure difensive atte ad auto-regolarsi.
Quando tutto crolla, è la Finanza a urgere l’intervento della Politica per evitare a tale ambito disastri irrevocabili. Così va il mondo.
Per leggere l’intervista di Tremonti al Giornale, cliccare qui.