La vera colpa di Trump: non aver iniziato nessuna nuova guerra
Tempo di lettura: 3 minutiProsegue in America lo scontro tra il Movimento anti-razzista, e i suoi potenti fiancheggiatori, e il presidente. Il conflitto non risparmia l’esercito, che un po’ ha preso posizione, nei suoi più alti comandanti, un po’ è stato tirato il ballo in maniera indebita.
Tutto inizia con la minaccia di Trump di schierare i militari per contrastare il Movimento, una delle tante sparate del tycoon prestato alla politica, senza alcuna base reale.
E che però ha infastidito gli alti comandanti dell’apparato militare, i quali hanno manifestato pubblicamente il loro dissenso sull’eventuale dispiegamento dell’esercito sul suolo americano, che in realtà non aveva alcuna possibilità di realizzarsi.
La vergogna di Milley e i militari alla Casa Bianca
La presa di posizione di alcuni generali ha dato modo ai media Usa, più o meno tutti schierati contro Trump, di martellare su una reale o supposta frattura tra il presidente e i militari, critica di certa efficacia politica perché tende a minare la sua capacità di svolgere il ruolo di Comandante in capo dell’esercito, ruolo che nel tempo è stato conferito al presidente degli Stati Uniti (al quale si associa un pericoloso “potere di guerra”).
Una conflittualità forse più apparente che reale quella tra Trump e i militari, ma che ha toccato il vertice dopo la presa di distanza del generale Mark Milley, presidente del Joint Chiefs of Staff, la più alta carica dell’esercito.
Il generale Milley ha infatti dichiarato di essersi vergognato della photo-opportunity che lo rappresenta vicino al presidente nella famosa visita alla chiesa di San Giovanni di alcuni giorni fa, finita al centro di accese controversie perché, per consentirla, le forze dell’ordine hanno sgomberato i manifestanti asserragliati davanti alla Casa Bianca.
Ma a suscitare qualche brivido sono le successive dichiarazioni di Joe Biden, il quale ha affermato che, nel caso di una sconfitta di Trump, se questi avesse resistito al verdetto, i militari avrebbero provveduto a scortarlo fuori dalla Casa Bianca.
Una dichiarazione alquanto inquietante, peraltro doppiamente infelice, perché a non rassegnarsi alla sconfitta era stata la sua passata amministrazione, che aveva ordinato un’indagine contro Trump e il suo entourage, con iniziativa indebita che peraltro si è avvalsa di ormai acclarate manipolazioni (il famigerato Russiagate).
Inquietante sia perché Trump non ha mai adombrato tale possibilità, che era solo ostentata della propaganda avversa (uno dei tanti modi per criminalizzarlo e accreditarlo come figura oscura e incline all’autoritarismo), sia perché l’evocazione dei militari alla Casa Bianca adombra immagini da golpe.
Tanto che Trump ha subito smorzato sul punto, rassicurando sulla sua eventuale dipartita pacifica dallo Studio ovale in caso di sconfitta. “Farò altro“, ha chiosato (ma forse non potrà; chi gli sta facendo la guerra non conosce pietà).
Trump non ha iniziato nessuna guerra
Sul rapporto tra militari e Trump, serve sottolineare un aspetto che in genere viene tacitato, sovrastato dalla propaganda che lo dipinge come un pericolo per gli Stati Uniti e il mondo.
A evidenziarlo l’ex Segretario alla Difesa degli Stati Uniti Robert Gates, in un’intervista alla NBC, nella quale, pur evidenziando i limiti della sua presidenza, ha affermato: “Anzitutto, a differenza dei suoi tre predecessori, e ne scrivo nel mio libro, almeno non ha iniziato nuove guerre”.
Dichiarazione di grande rilevanza, perché Gates fu chiamato da George W. Bush a gestire la Difesa degli Stati Uniti dopo aver scaricato Donald Rumsfeld, anima nera dei neocon che ebbe a portare al parossismo la follia delle guerre infinite.
A Gates fu affidato il compito di tentare di attutire la macelleria a ciclo continuo tirata su dal suo predecessore, una missione delicatissima perché si trattava di mettere la museruola a migliaia di bestie feroci scatenate in giro per il mondo (era il tempo degli orrori di Abu Ghraib), opera che Gates portò avanti con alterne fortune.
Insomma, uno che ben conosce gli antagonisti di Trump, e che sa perfettamente cosa è riservato al mondo nel caso di una loro (probabile) rivincita.
Ciò che il mondo dimentica, ciò che i media mainstream evitano accuratamente di dire e di scrivere, è appunto questo: nonostante tutti i suoi limiti, e nonostante gli errori di percorso, pur tragici, Trump non ha dato inizio a nessuna guerra.
Ed è proprio questo che i suoi più feroci antagonisti non gli perdonano: la riluttanza di Trump alle loro sirene, che si abbina alla disposizione di far ritirare gli Usa dalle guerre infinite, mina, infatti, interessi altissimi…