Pandemia: per le grandi aziende è stata una cuccagna
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“Le grandi imprese, salvo poche eccezioni, stanno vivendo un anno molto diverso dalla maggior parte del Paese. Tra aprile e settembre, uno dei periodi economici più tumultuosi della storia moderna, 45 delle 50 società statunitensi di maggior valore quotate in borsa hanno realizzato profitti”
Così il Washington Post in un’inchiesta più che dettagliata sull’andamento delle più grandi compagnie USA in questo periodo terribile per le moltitudini. Fino a qui qualcuno potrebbe obiettare che non c’è nulla di male o di sbagliato nel far crescere le proprie aziende.
Ma una prima perplessità sovviene nel leggere le dichiarazioni di alcuni manager di queste grandi company, che hanno celebrato questi mesi terribili come una grande opportunità di crescita: “Non credo che siamo mai stati tanto entusiasti riguardo le nostre prospettive”, ha detto il capo finanziario di PayPal John Rainey in una teleconferenza tenuta a novembre.
“Questi sono tempi in cui i forti possono diventare più forti”, ha detto agli analisti il patron della Nike John Donahoe a settembre.” Forse in questo momento si potrebbe richiamare questi signori ad una più opportuna discrezione.
Ma quando poi si legge che “nonostante il loro successo, almeno 27 delle 50 aziende più grandi quest’anno hanno licenziato, tagliando più di 100.000 lavoratori”, le perplessità diventano certezze. La pandemia è stata una fantastica opportunità per chi aveva la forza per approfittarne (in tempi di terremoti, approfittare della rovina altrui si definisce sciacallaggio).
L’elenco delle grandi aziende che hanno licenziato lavoratori, il più delle volte dopo aver ipocritamente promesso che non lo avrebbero mai fatto, è molto lungo, continua il WP.
Il dato percentuale stupisce ancora di più perché è superiore a quello delle piccole imprese: “Le aziende più grandi hanno licenziato una parte maggiore della loro forza lavoro in questo periodo – il 9% per le grandi aziende contro il 7% delle piccole imprese – nonostante le prime avessero più risorse per sopravvivere alla recessione”.
Sembra incredibile, ma le le piccole imprese, che si sono dibattute fra difficoltà innumerevoli, che sopravvivono a stento o addirittura hanno dovuto chiudere i battenti, sono riuscite a salvaguardare meglio l’occupazione delle gigantesche multinazionali, che pure hanno incassato profitti da capogiro.
Non solo le grandi aziende. In una nota altrettanto accurata, Axios rivela come la Finanza abbia incassato ancora più delle imprese dirette alla produzione, con una “divergenza” che andrà ad aumentare il prossimo anno.
Infatti, mentre in questo anno il Nasdaq, l’indicatore dei mercati azionari, è salito del 42%. l’economia Usa andrà a contrarsi al 3%, contrazione che, come abbiamo visto dall’inchiesta del WP va calibrata: per le piccole-medie imprese sarà molto più tragica.
Di interesse anche la conclusione di Axios: “il ruolo crescente delle banche centrali nel sostenere l’economia ha fatto sì che i mercati finanziari siano stati i principali beneficiari di una liquidità aumentata esponenzialmente”, mentre “poco di tutto ciò è finito ai consumatori medi e alle piccole imprese”.
Che il multimiliardario George Soros sostenesse già da molto tempo che la pandemia sarebbe stata una opportunità lo abbiamo già scritto (cliccare qui). Per chi fosse una opportunità, che cosa avrebbe prodotto e quali costi avremmo dovuto sopportare lo stiamo vedendo adesso.
Ancora una volta non possiamo che ringraziare gli illuminati miliardari, filantropi, come da definizione dei media, che stanno brindando alla rovina del mondo.
https://www.axios.com/economy-k-shaped-inequalities-17e564c4-fb87-43bc-bfc0-acdd438f3fb5.html