Crisi di governo: gli irresponsabili
Tempo di lettura: 3 minutiSergio Mattarella, prendendo atto che non c’è una maggioranza di governo, ha dichiarato ai cittadini italiani che darà all’Italia un governo istituzionale.
Discorso accorato il suo, dato che ha praticamente dato degli irresponsabili ai partiti di governo, che in mezzo alla pandemia hanno dato vita a una crisi che rischia di trascinare il Paese nel disastro.
Non c’è che da concordare. E però c’è un punto alquanto scivoloso. Infatti, l’irresponsabile in primis è Matteo Renzi, che ha dato vita a questa crisi esoterica, incomprensibile ai più.
È il parolaio toscano che ha deciso di staccare la spina per dar vita a un governo Tecnico, anzi del Tecnico, dato che a quanto pare ne esiste solo uno e imprescindibile.
Proprio il Tecnofinanziere fu indicato a Mattarella da Renzi, prima ancora che iniziassero le consultazioni affannate tra i partiti di governo, come unico esito possibile della crisi.
Ne avevamo scritto in tempi non sospetti ed è stato confermato in seguito da una nota dell’Agenzia Reuters (1).
Se fin qui è tutto chiaro, è altrettanto chiaro che l’indicazione del parolaio toscano non era affatto casuale. È ovvio che aveva già parlato con chi di dovere prima di aprire la crisi, dato che non vive di vita propria, ma altrui.
E il Tecnofinanziere doveva aver ovviamente dato il suo placet. Un’iniziativa legittima, dato che il Tecnofinanziere “deve” ascendere al Colle e gli necessita il passaggio a Palazzo Chigi (vedi Piccolenote), ma, appunto, alquanto irresponsabile, per rimanere alle parole del presidente della Repubblica.
Se tutto ciò è chiaro, suona contraddittorio registrare l’irresponsabilità e, al contempo, affidare l’incarico di formare il governo all’Irresponsabile. Misteri della politica e della dialettica politica.
Ma d’altronde Mattarella ebbe a fare qualcosa di simile con tal Cottarelli, che abita lo stesso mondo del Tecnico (anche se con diverse fortune). Non siamo nella mente del presidente della Repubblica, persona più che degna, la cui decisione presumibilmente discende dal fatto che ritiene suo compito prendere atto di quanto emerge.
Resta una residuo di nostalgia per il tempo in cui l’Italia era ancora l’Italia, e di quando la politica era ancora la politica. Allora il Tecnocfinanziere era tenuto in ben altra considerazione.
L’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, persona molto ben informata e certo non estremista, ne bloccò, a nome dell’Italia, l’ascesa a Palazzo Chigi (allora prematura).
In un intervento “meditato”, oltre a definirlo “vile affarista”, accusa oggi irripetibile dato l’alone di santità in cui è soffuso, ricordò la sua affiliazione alla Goldman Sachs e la sua gita sul Britannia del “terribile” ’92, quando fu convocato sullo panfilo della Corona per presiedere alla svendita delle aziende pubbliche italiane, vendute a pochi spicci (e distrutte una volta svuotate) in nome della “privatizzazione”… “cool Britannia”.
Allora era ministro del Tesoro e in quella veste, a seguito della crisi della lira, concordò con il primo ministro Giuliano Amato l’indimenticabile prelievo forzoso sui conti correnti degli italiani, effettuato nel corso della notte
Così non sorprende che alla notizia che il Tecnofinanziere è stato convocato al Quirinale la Borsa abbiano fatto festa.
D’altronde egli è garante di quel mondo, un ambito che durante la pandemia si è arricchito a scapito della povera gente, dato che in questi tempi terribili i ricchi sono diventati più ricchi e le classi medio-basse si sono impoverite.
Due geni del fumetto, Max Bunker e Magnus, i creatori di Alan Ford, immaginarono un nemico singolare per i protagonisti delle loro avventure, Superciuk, il supereroe che rubava ai poveri, ai cenciosi come li chiamava, per dare ai ricchi.
Il supereroe ha preso sembianze umane e si appresta a prendere il timone dell’Italia in attesa del cambio di guardia al Colle.
Ci si può solo augurare che tale aspirazione ponga un freno alle sue naturali propensioni e che oltre al plauso interessato dei potenti voglia in qualche modo guadagnarsi certo qual consenso popolare.
Quest’ultimo, peraltro, potrebbe interessare ai partiti che vorranno sostenerlo, che quindi, forse si adopereranno a porre ulteriori freni a derive e derivati. Sperare non costa niente, ma non ci facciamo eccessive illusioni. Dato che le future elezioni, semmai si terranno, potrebbero essere pratica da repubblica delle banane.
Sempre che poi il Tecnofinanziere si accontenti del Quirinale. Le ambizioni dei Masters of the universe, l’élite cui appartiene, non hanno limiti.
Oggi ci si interroga se abbia i numeri per formare un governo. Emerge qualche resistenza. Ma le pressioni sono impressionanti, difficile arginare.
(1) Nota di Agenzia che deve aver irritato non poco il Tecnofinanziere, dato che scopriva il gioco, e che ha allungato i tempi di agonia del governo pregresso.