L'intervista a Biden e il giornalista killer
Tempo di lettura: 4 minutiHa scioccato il mondo l’intervista rilasciata da Joe Biden al giornalista di ABC George Stephanopoulos che a un certo punto ha chiesto: “Lei conosce Vladimir Putin. Pensa che sia un killer?”. Domanda cui il presidente ha risposto: “Mhm, mhm… lo penso”. Quesito a trabocchetto e fuori da ogni consuetudine quello del cronista. Di fatto una trappola, nella quale Biden è caduto con tutte le scarpe.
Come si è visto dopo, quando il giornalista lo ha incalzato chiedendo: “Quale prezzo Putin dovrebbe pagare?”, in riferimento al supposto tentativo di influenzare le elezioni americane del 2020, e a cui Biden ha risposto: “Pagherà un prezzo… ma come dice quel detto… dovremmo essere in grado di camminare e masticare la gomma contemporaneamente”.
Il filo del dialogo
Insomma, Biden ha ribadito di voler tenere aperto un filo di dialogo con la Russia su temi importanti, come se quel “killer”, riferito a Putin, fosse già dimenticato.
Ma ovviamente, era inevitabile la risposta russa, che ha richiamato il suo ambasciatore a Washington per consultazioni, atto usuale quando si vuole esprimere indignazione.
Annunciando il richiamo, la portavoce del Ministero degli esteri Maria Zakharova ha dichiarato: “Per noi, la cosa principale è determinare i modi per rettificare i legami russo-americani… siamo interessati a prevenire il loro degrado irreversibile, se gli americani prenderanno coscienza dei rischi” che ciò comporta.
Una gaffe, quella di Biden, come dimostra il fatto che è stata presto silenziata dai media Usa, nonostante il tenore esplosivo dell’accusa. Alle gaffe, peraltro, il presidente non è nuovo, come quando durante la campagna elettorale americana disse: “Abbiamo allestito la più estesa e inclusiva organizzazione di frode di voti nella storia della politica americana” (YouTube).
Dott. Stranamore
Ed è una gaffe folle, dato che mai nessun presidente Usa, nemmeno ai tempi di Stalin, al cui confronto Putin è un figlio dei fiori, si era mai azzardato a definire assassino il presidente della Russia (prima Unione sovietica). E presidenti anti-russi ce ne sono stati a bizzeffe.
E pericolosa, dato che poteva rischiare di tranciare di netto i rapporti tra le due potenze, portando il mondo sull’orlo dell’abisso. Peraltro quel cenno al prezzo da pagare suona come una minaccia, cosa che deve aver allertato quanti in Russia hanno il compito di vigilare sulle armi nucleari.
Biden non è un guerrafondaio, ma certo è figura debole, un po’ come il presidente del film il Dottor Stranamore, le cui incertezze sono sfruttate da generali falchi e dal Dottore in questione per lanciare il mondo verso la Terza Guerra mondiale.
L’intervista non nasce da una decisione presidenziale. Diversi giornali Usa, infatti, avevano iniziato a interrogarsi e interrogare sul perché il presidente non si concedesse, come tutti, ai giornalisti, limitandosi in questi primi 100 giorni alla Casa Bianca, a discorsi senza interlocuzione di sorta (qui una spiegazione, non convincente, di Politico).
Elusione che ha anche rafforzato le voci di quanti asseriscono che egli sia affetto da demenza senile. Da qui la necessità di un’intervista, anche se resta strano che il suo ufficio abbia concordato per il presidente degli Stati Uniti un’intervista senza rete, cosa riservata normalmente alle conferenze stampa.
Gli auguri di Putin
Qualcosa di inquietante è avvenuto ieri, ma per fortuna senza conseguenze irreparabili. Putin ha smorzato i toni, limitandosi ad augurare al suo “omologo americano” di stare bene in “salute”, aggiungendo che non stava scherzando.
Evidente che percepisce, come tanti analisti, le difficoltà del suo omologo, e teme sia sopraffatto dai falchi. Quindi, dopo aver spiegato che in genere quando valutiamo gli altri è un po’ come guardare se stessi, ha parlato della necessità di una convivenza tra diversi.
Ha poi aggiunto che russi e americani sono diversi, e che questi ultimi dovranno convivere con questa diversità “nonostante tutti i tentativi di ostacolare il nostro sviluppo. Indipendentemente da sanzioni e insulti, dovranno conviverci”. Di interesse il fatto che abbia identificato l’accusa di Biden come mero insulto. Tanto che ha invitato Biden a un colloquio online, in diretta (a oggi sembra impossibile).
Insomma, non è successo nulla, ma si spera che le prossime interviste di Biden siano un po’ più meditate.
Il vertice Cina-Usa
Nel frattempo, da segnalare che oggi e domani cinesi e americani si incontrano in Alaska. E mentre montano le accuse per le interferenze russe nelle ultime elezioni Usa, vanno a dissolversi analoghe accuse mosse a suo tempo alla Cina, scagionata dall’Intelligence Usa proprio alla vigilia del vertice, fissato in precedenza, quando l’ingerenza gialla era dato conclamato.
Umoristica altalena di accuse che permette un vertice polare meno gelido tra i due Paesi. L’amministrazione Biden vuole attutire il confronto con Pechino, anche perché, per uscire dalla crisi economica creata dal Covid-19 conservando la primazia globale ha, ironicamente, bisogno proprio di Pechino. È il momento di usare la carota con i cinesi, ma il bastone è sempre pronto a colpire.
P.S. Tutti i media riportano che ci sia ruggine fra Biden e Putin a causa delle accuse del cosiddetto Ucrainagate che pendevano sul figlio del presidente USA. E’ bene ricordare che Putin a suo tempo scagionò Hunter Biden come riportato anche dai media americani: “Il presidente russo Vladimir Putin ha detto domenica di non aver visto nulla di criminale nei passati rapporti d’affari di Hunter Biden con l’Ucraina o la Russia, sottolineando il suo disaccordo con una delle linee di attacco di Donald Trump alle elezioni presidenziali statunitensi.” (NBCnews).
Questa l’informazione dei media.