Liberalizzare i brevetti dei vaccini: si può e si deve
Tempo di lettura: 3 minutiNella lotta per la liberalizzazione dei brevetti vaccini si aggiunge un nuovo capitolo. I rappresentati di Big Pharma e Bill Gates, grande sponsor di tali aziende, che rischiano di essere additati come criminali internazionali per la loro testardaggine nel negare la produzione generalizzata dei loro prodotti, tentano di spiegare la loro posizione con altri argomenti che non la risposta usata finora: la liberalizzazione negherebbe utili alle ditte, che quindi non avrebbero fondi per le loro ricerche.
Spiegazione miserevole, dato che di utili ne hanno già fatti fin troppi. Peraltro, la vendita delle azioni dell’azienda del Ceo di Pfizer, avvenuta subito dopo l’annuncio della scoperta, e che gli ha fruttato oltre 5 milioni di dollari, è indice significativo di come saranno investiti gran parte di questi colossali guadagni.
I Big e Bill hanno così adottato una nuova strategia: in un’intervista a Sky, Bill ha dichiarato che tale passo è impossibile: non ci sono aziende al mondo in grado di produrre i loro vaccini.
Tesi ripresa da Thomas Cueni, presidente della International Federation of Pharmaceutical Manufacturers and Associations (Big di cui sopra), il quale ha affermato che la condivisione dei brevetti “non ci darebbe gli strumenti per produrre più dosi di vaccini”.
A riferirlo è The Intercept, che annota: “tranne che invece è esattamente così. I proprietari di fabbriche in tutto il mondo, dal Bangladesh al Canada, hanno affermato di essere pronti a riadattare le strutture e ad andare avanti con la produzione di vaccini se ne avessero la possibilità”.
A tale proposito riporta le dichiarazioni di John Fulton, portavoce di Biolyse Pharma, una società con sede a St. Catharines, Ontario, che dice che la loro azienda “è preparata per iniziare a produrre vaccini”. E così “Abdul Muktadir, presidente e amministratore delegato di Incepta, un’azienda farmaceutica con sede a Dhaka, in Bangladesh”. E anche “altre aziende della Corea del Sud e del Pakistan hanno espresso il loro interesse per la produzione di vaccini o componenti degli stessi”.
“Martin Friede, coordinatore dell’Iniziativa dell’OMS per la ricerca sui vaccini – continua The Intercept – ha affermato che la rete che dirige ha già ricevuto circa 50 manifestazioni di interesse da parte di aziende, tra le quali alcune che hanno già brevetti su componenti o processi coinvolti nella produzione di vaccini”.
D’altronde a chiedere all’America di liberalizzare i brevetti sono stati India e Sudafrica (richiesta che ha trovato sostegno internazionale): perché chiedere se non possono produrre?
A chiudere la querelle, a rivelare che il re è nudo, è l’accordo stipulato tra Russia e India, del quale hanno parlato Modi e Putin nella conversazione telefonica avvenuta ieri.
I due presidenti hanno interloquito sulla tragedia che ha investito l’India, dove la pandemia dilaga. Riportiamo parte della conversazione, così come la riferisce il report del Cremlino: Putin e Modi “hanno inoltre espresso la loro soddisfazione per il fatto che il Russian Direct Investment Fund aveva raggiunto un accordo con le aziende indiane di produrre 850 milioni di dosi di Sputnik V [il vaccino russo ndr]. La produzione inizierà a maggio”.
Nulla importando che sia il vaccino russo o altro, l’accordo dimostra che si può fare: i Paesi in via di sviluppo e i Paesi poveri, almeno alcuni di questi, nonché altri Paesi, vedi alla voce Europa, hanno la possibilità e la capacità di produrre vaccini.
La loro produzione globale verrebbe moltiplicata in modo esponenziale, così da poter chiudere la pandemia in tempi molto più brevi di quelli stimati in base alla produttività attuale.
Ciò che si sta consumando è un crimine. E delude, o forse no, che a sostenere tale tragica linea sia un uomo come Bill Gates, accreditato come un filantropo per la sua attività sanitaria. Siamo di fronte a un nuovo tipo di filantropia: la filantropia criminale.