Usa - Cina: fissato l'incontro Biden - Xi
Tempo di lettura: 4 minutiJoe Biden e Xi Jinping terranno un incontro virtuale entro la fine dell’anno. La nuova amministrazione Usa supera così le resistenze del partito anti-cinese, che vede il confronto con Pechino come esistenziale e quindi da risolversi con l’incenerimento dell’avversario.
Biden, invece, vuol dirottare l’attuale Guerra Fredda verso una competizione tra potenze, status che prevede la gestione dei fattori conflittuali per evitare escalation e la convergenza su aree di interesse comune.
Un livello di rapporti, quest’ultimo, che era assente nel confronto Usa-Urss, sia perché tale conflitto viveva in un mondo ancora non globalizzato, sia per la grande rilevanza economico-finanziaria-tecnologica della Cina, che non può essere obliata.
Gli imprenditori Usa chiedono un’inversione di marcia
Da qui la necessità di abbassare i toni del confronto, sempre più accesi e sempre più a rischio, e di ripristinare i rapporti ad alto livello con Pechino, sospesi da quasi un anno.
Un’iniziativa che urge anche l’imprenditoria e la finanza americana. Così il New York Times ad agosto: “I più influenti gruppi economici americani hanno sollecitato l’amministrazione Biden a riavviare i colloqui commerciali con la Cina e a eliminare i dazi sui prodotti cinesi rimasti in vigore dall’inizio della guerra commerciale tra i due paesi”.
Ancora il New York Times, stavolta di oggi, “Per alcuni dei più grandi nomi di Wall Street, le prospettive economiche della Cina sembrano più rosee che mai. BlackRock, il più grande gestore patrimoniale del mondo, ha esortato gli investitori ad aumentare la loro esposizione alla Cina fino a triplicarla. ‘La Cina è investibile?‘ si è chiesta JP Morgan. ‘Pensiamo di sì’. Anche Goldman Sachs dice “sì‘”.
Posizione sintetizzata dal titolo di una nota pubblicata sul sito ufficiale di Black Rock: “Cina: un’opportunità troppo grande per poter essere ignorata?”
A contrastare tale spinta è George Soros, portavoce di una parte influente della grande finanza, secondo il quale quello di Black Rock è un “‘tragico errore’ che mette a rischio la “sicurezza nazionale degli Stati Uniti e di altre democrazie'”.
E bizzarro che questa crociata anti-cinese veda associato il guru delle rivoluzioni colorate ai suoi acerrimi nemici, cioè Steve Bannon e i tanti ambiti anti-cinesi che sostengono Trump (la cui posizione è, però, molto più pragmatica).
Detto questo, Biden ha scelto in favore dell’imprenditoria e dei vari gruppi finanziari Usa che sostengono un rapporto meno conflittuale e, come aveva provato a fare Trump, si muove per cercare un accordo nella competizione.
Così, a fine settembre si è svolto un summit tra i capi militari delle due nazioni, nel quale si è avviato un dialogo serio sulle criticità insite nella competizione. Successivamente c’è stato il rilascio della Meng, il Ceo di Huawei arrestato in Canada su richiesta di magistrati Usa, da due anni pomo della discordia tra le due nazioni. E, infine, il vertice di Zurigo tra il Consigliere per la Sicurezza nazionale americana, Jake Sullivan, e il ministro degli Esteri cinese, Yang Jiechi, nel quale si è trovato un primo accordo con Pechino e si è stato stabilito l’incontro Xi – Biden.
Taiwan
La dichiarazione di Biden che lui e Xi hanno concordato di “rispettare l’accordo di Taiwan” è la ciliegina sulla torta, perché il destino dell’isola è il focus chiave della controversia.
Sul punto scrive Daniel Larrison su Responsible Statecraft riguardo l’ultimo incidente di percorso, che ha visto una sessantina di aerei militari di Pechino violare i cieli di Taiwan, così almeno nella narrazione mediatica.
“L’isteria dei media e la disinformazione su quanto avvenuto sono servite ad aumentare inutilmente le tensioni e a creare l’impressione che la Cina si stia comportando in modo molto più aggressivo di quanto non sia”.
“L’entusiasmo con cui alcuni analisti e giornalisti della sicurezza nazionale hanno interpretato erroneamente ciò che rappresentano questi voli è stato allarmante, perché mostra quanto velocemente qualsiasi azione cinese possa essere utilizzata per creare un’atmosfera di crisi quando non ce n’è motivo”.
“Man mano che le tensioni tra Stati Uniti e Cina aumentano a causa del sospetto e della sfiducia reciproci, questi falsi allarmi diventeranno probabilmente più frequenti e potenzialmente molto più pericolosi”.
In realtà, come spiega Larrison, nessun aereo cinese ha violato i cieli di Taiwan: “Contrariamente a molti report isterici e post sui social media, le forze cinesi non hanno violato lo spazio aereo taiwanese, né hanno sorvolato Taiwan. In realtà, hanno avuto luogo principalmente in una zona di sud-ovest dell’ADIZ [Air Defence Identification Zone ndr.] di Taiwan, a centinaia di miglia dall’isola, e hanno operato tutti nello spazio aereo internazionale”.
“[…] Gli Stati Uniti hanno ripetutamente inviato bombardieri attraverso l’ADIZ che la Cina ha stabilito sul Mar Cinese Orientale nel 2013, e la Russia a volte invia i suoi aerei nell’ADIZ americano intorno all’Alaska”. Insomma, una pratica diffusa.
Si trattava di uno sfoggio muscolare contenuto, diretto a rassicurare i nazionalisti interni, ma soprattutto ad ammonire l’attuale governo di Taiwan, che sta intensificando i suoi rapporti con Paesi ostili a Pechino, e gli Usa a “non oltrepassare le linee rosse cinesi”.
Così, Biden, dichiarando che lui è Xi rispetteranno l’accordo di Taiwan – che prevede che l’isola decida da sola il suo destino – ha superato la nuova controversia rilanciando la prospettiva di un appeasement nella concorrenza.
La posizione sulla scacchiera è complessa, ma sembra che Biden e Xi stiano facendo le mosse giuste.