8 Novembre 2021

Il successo del G-20 di Roma incenerito a Glasgow

Il successo del G-20 di Roma incenerito a Glasgow
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Il Cop-26 di Glasgow, dedicato al clima, è stato un fallimento. Così dicono un po’ tutti e non resta che prenderne atto. E non solo perché non sono intervenuti Putin e Xi Jinping – particolare che non poteva che incidere dato che l’impegno sul clima o è globale o non è -, ma anche perché si son raggiunti accordicchi retorici e sul punto più importante, cioè porre termine all’uso del carbone (il combustibile fossile più inquinante) si è rimasti al palo. Anzi, il consumo di carbone sta aumentando, non solo in Cina, ma anche negli Stati Uniti (veri Reuters).

Nel registrare l’insuccesso, che ha mandato su tutte le furie anche la profetessa climatica Greta, non possiamo esimerci dal ricordare l’enfasi con la quale si è chiuso il recentissimo G-20 di Roma, celebrato come un grande successo internazionale del nostro Paese e soprattutto del premier Draghi, protagonista assoluto della conferenza stampa conclusiva, trasmessa in diretta su Rai 1 con un trionfalismo tanto ostentato da ricordare i Cinegiornale Luce.

L’esaltazione con la quale si è celebrato il successo degli accordi sul clima raggiunti a Roma, con il nostro premier proteso a descrivere agli adoranti cronisti e all’Italia tutta “le magnifiche sorti e progressive” del mondo postumo a tali accordi, stride non poco col sottovuoto spinto di Glasgow.

Peccato che l’ironia non sia più di casa sui media nostrani, almeno non quando si tratta del premier incaricato da Mattarella, perché quella conferenza offriva spunti.

Il punto è che non giova al premier l’adorazione di cui è circonfuso, e che magari dà fastidio anche a lui (se è intelligente come dicono), perché rischia di dare corpo a quanti allarmano su un’involuzione anti-democratica del sistema.

Il potere da sempre è oggetto degli strali della satira. Solo i regimi autoritari sfuggono a tale legge, dal momento che il leader ha un’aura di sacralità che non la permette.

Per fortuna l’Italia non è ancora decaduta a tale livello, ché qualche spazio di libertà è rimasto, anzi tanti, e però il rischio c’è. Ma non è questa la sede per analizzare certe derive. Se ne abbiamo accennato è solo per riesumare un’improvvida dichiarazione del nostro-loro premier che è in qualche modo attinente al tema di questa nota.

“Erdogan è un dittatore”, aveva dichiarato, infatti, tranchant, Draghi nell’aprile scorso, attirandosi una  risposta furbetta, ma non per questo meno accurata o intelligente, del ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, che condannava “con forza le affermazioni fuori controllo del primo ministro italiano nominato Mario Draghi sul nostro presidente eletto”.

Episodio rivelatore della scarsa esperienza del nostro-loro premier (nascosta dall’adulazione generalizzata), che ha avuto come pendant inevitabile la stretta di mano tra il nominato e l’eletto proprio al G-20 romano, peraltro uno dei momenti forti del summit.

Un summit al quale è stata anche conferita molta enfasi alle lodi sperticate che Biden aveva profuso verso nostro-loro incaricato, che avrebbe fatto “un lavoro eccezionale” per l’Italia.

In realtà, Biden aveva usato l’espressione “hell job”, cioè “lavoro infernale”. Un’espressione idiomatica, come da noi un “lavoro da paura”., Certo, l’espressione idiomatica ha proprio quel senso, e però strideva un po’ sulla bocca di un democristiano come Biden, che sa dosare con cura le parole e in quei giorni aveva anche incontrato il Papa.

Ma al di là delle ironie più o meno indebite, resta la sbalorditiva discrasia tra l’enorme successo climatico sbandierato a Roma e il pauroso flop di Glasgow, che quel grande successo avrebbe dovuto coronare.

Sic transit gloria mundi, veniva ricordato al Papa subito dopo la sua proclamazione, per rammentargli come su questa terra l’attimo sia fuggente. Il tempo, infatti, nelle vicende umane è troppo spesso considerato variabile secondaria, quando invece resta fattore principale, anche nei giochi di potere.

Così, per tonare al G-20 di Roma, e non solo, si può concludere che quel che un tempo era enfasi trionfale si è trasformato in qualcosa di più dimesso e ordinario: uno dei tanti, inconcludenti, vertici tra i cosiddetti Grandi della Terra, che peraltro grandi lo erano, ma non lo sono più.