Oggi nuova conversazione tra Biden e Putin
Tempo di lettura: 2 minutiBiden e Putin tornano a parlarsi di nuovo una ventina di giorni dopo l’ultima conversazione, che era avvenuta lo scorso 7 dicembre. Mai, in precedenza, si era registrata una sequenza di contatti tra i presidenti delle due superpotenze tanto reiterata e ravvicinata.
Una buona notizia per questo mondo impazzito nel quale imperversano i dottor Stranamore e gli apprendisti stregoni. Punti focali di tali colloqui, a stare ai media, sarebbero l’Ucraina e il controllo degli armamenti nucleari.
Ma qualcosa in questa narrativa non quadra. Infatti, sono già stati stabiliti dei colloqui ufficiali tra delegati dei due Paesi per parlare di questi temi, fissati in agenda per il prossimo 10 gennaio.
Che senso ha per i due presidenti parlare nuovamente di persona di cose che in realtà verranno affrontate in maniera più che approfondita dagli esperti dei due Paesi tra una decina di giorni?
Cosa hanno da dirsi i due presidenti su tali temi più di quanto non si siano già detti una ventina di giorni fa? Peraltro, il dialogo di inizio dicembre ha dato i suoi frutti, tanto che si è stabilito uno stallo della criticità ucraina in attesa di un qualche accordo successivo, che non potrà che venire solo dopo i negoziati del 10 gennaio (a indicare la distensione anche il ritiro da parte di Mosca di 10mila soldati schierati a ridosso della frontiera ucraina).
Così per capire quale sia il vero focus della conversazione odierna soccorre l’agenda internazionale, che in questi giorni vede una stretta sulle trattative riguardanti il nucleare iraniano.
Ne abbiamo scritto più volte, inutile ripetere quanto sia importante trovare un qualche accordo a Vienna, pena l’incendio del Medio oriente e del mondo. I due presidenti stanno così lavorando di comune accordo per raggiungere la sospirata intesa.
Biden non può fare da solo, troppo forti i venti di contrasto in patria e all’estero, e difficili e a rischio di equivoci i rapporti con la controparte iraniana. Gli serve la sponda di Putin, che ha un rapporto più proficuo con Teheran e ha accolto la richiesta di aiuto del suo omologo americano perché sa perfettamente anche lui i rischi sottesi – anche per il suo Paese – al delicatissimo dialogo tra Stati Uniti e Iran.
A sottolineare l’importanza di tale focus anche il fatto che sia taciuto. Non si tratta solo di un’omissione da parte dei media, ma della stessa amministrazione Usa, che sta conservando sul tema una riservatezza assoluta.
Biden e i suoi collaboratori sanno perfettamente che un eventuale accordo con Teheran sarà ferocemente criticato da una parte rumorosa dei media mainstream e dell’establishment Usa – come si è visto anche in occasione del ritiro dall’Afghanistan – e non vuole suscitare ondate di odio preventivo che nuocerebbero ai negoziati in corso (una volta raggiunta l’eventuale intesa, ovviamente, saranno inevitabili).
Sulla riservatezza che gli Usa riservano a tale tema rimandiamo a quanto avvenuto nel precedente colloquio tra i presidenti. Nel comunicato ufficiale della Casa Bianca successivo al summit del 7 dicembre venivano dettagliati i temi toccati durante la conversazione, ma non c’era alcun cenno né all’Iran né al suo nucleare. Mentre sappiamo perfettamente che se ne è parlato dal comunicato ufficiale del Cremlino, che ha non ha nemici interni dai quali guardarsi. Ore cruciali per il mondo.