La guerra fino all'ultimo ucraino, le pressioni su Biden e altro
Tempo di lettura: 4 minutiNuova tornata di colloqui, stavolta online, tra russi e ucraini, che non produrranno effetti notevoli, ma qualcosa sì, come si nota dal nuovo corridoio umanitario aperto per evacuare i cittadini di Mariupol. La Turchia, intanto, ha annunciato che da qui a due settimane potrebbe ospitare un altro vertice tra i ministri degli Esteri dei due Paesi.
Si continua a negoziare, insomma, nonostante un certo potere d’Occidente faccia pressioni perché la guerra prosegua a oltranza allo scopo di far collassare la Russia, che oggi ha subito un attacco nel suo territorio, azione che potrebbe prospettare un’escalation.
Zelensky è etero-diretto?
Sul conflitto ucraino, un’interessante analisi di Marco Carnelos, ex ambasciatore italiano in Iraq, pubblicata su Dagospia.
“Che cosa è successo a Zelensky che era Stato eletto proprio con una programma elettorale mirante a trovare un’intesa con la Russia? È plausibile che ambienti nazionalisti radicali ucraini (neonazisti?) lo abbiamo frenato, ci sono state anche interviste di alcuni esponenti nazionalisti ucraini apertamente minacciose in passato verso le aperture di Zelensky a un negoziato che componesse la vicenda con la Russia evitando l’attuale carneficina”.
“Di questo se ne occuperanno gli storici. Oggi rileviamo che la posizione di Zelensky appare sempre più oltranzista sulla pelle dei propri cittadini. Se il punto di caduta di tutta la vicenda sarà la neutralità dell’Ucraina, resta da capire se secondo il modello austriaco o quello finlandese (sono differenti il primo è sostanzialmente disarmato il secondo no) che senso ha prolungare l’agonia quando tutti sanno che la neutralità verso la NATO dovrà essere concessa e Crimea e Donbas sono perduti e probabilmente anche il sud del Paese (Mariupol)?”
“È Zelensky che ha subito una metamorfosi? È condizionato (minacciato?) da oltranzisti interni? Oppure è eterodiretto da Washington e Londra che hanno interesse […] che Mosca sanguini e si impantani il più possibile in Ucraina”.
“Ho la sensazione che qualcuno voglia combattere la Russia fino all’ultimo ucraino o, addirittura, fino all’ultimo europeo”.
Biden nel mirino
Intanto in America si registra un vero e proprio attacco concentrico a Biden. I media mainstream che al tempo bollarono come mero complottismo la storia del computer personale del figlio del presidente Hunter, ora fanno a gara per rilanciarla.
Il computer conterrebbe documentazione più che imbarazzante, secondo quanto riferiscono le indiscrezioni: da possibili immagini pedopornografiche a prove di corruttela.
Durante la campagna presidenziale a tirare fuori la storia erano stati i media anti-sistema. Il computer sarebbe stato dimenticato in un negozio a seguito di un intervento per ripararne i guasti, e consegnato all’Fbi dal titolare del negozio stesso perché fosse restituito al legittimo proprietario a lui ignoto.
Ma l’Fbi avrebbe fatto una verifica del suo contenuto, rinvenendo appunto materiale scottante. Ma quando la vicenda venne fuori i media mainstream la bollarono come bufala, mero complottismo e, ovviamente, disinformazione russa. Il New York Post, primo a rivelarla, fu addirittura bannato dai social, come usa fare la moderna censura.
Colpisce che ora tutti i media mainstream abbiano fatto un’inversione a U: il New York Times, il Washington Post, la Abc, la Cbs, la Cnn (per citarne solo alcuni) fanno a gara per rilanciarla. Non si tratta di una conversione sulla via di Damasco, semplicemente lo Stato profondo, al quale i media mainstream sono subordinati, ha messo nel mirino il presidente americano.
Ciò perché Biden non è prono ai falchi Usa che in questo momento hanno due richieste pressati: vorrebbero un maggiore ingaggio americano nella guerra ucraina, che il presidente sta frenando usando gli strettissimi margini di manovra a sua disposizione, e vorrebbero che Biden non ripristinasse l’accordo sul nucleare iraniano, che sembrava ormai chiuso e invece è ancora in stallo.
Non è pensabile che si voglia far cadere il presidente, non almeno prima delle elezioni di midterm, perché un simile disastro dei democratici consegnerebbe ai repubblicani guidati da Trump il Congresso degli Stati Uniti. Piuttosto sembra che si voglia condizionarlo per renderlo più malleabile alle richieste.
Se è vero che le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, in politica spesso accade il contrario, con i figli dei politici messi nel mirino per sparare sui padri…
La scomparsa dell’allarme neo-nazista
A riguardo delle bizzarrie dell’informazione si segnala che prima della guerra ucraina i media mainstream americani grondavano di articoli contro i suprematisti bianchi e l’ultra-destra.
Ogni giorno si potevano leggere articoli come: “Biden e l’Occidente affrontano la minaccia dell’estremismo di estrema destra” (Washington Post); oppure questo: “I più alti dirigenti delle forze dell’ordine affermano che la più grande minaccia terroristica interna proviene dai suprematisti bianchi” (New York Times).
Ora la marea è in risacca e i servizi sul tema svaporati. Con tutti gli articoli-denuncia contro l’ultra-destra ucraina (che il mainstream considera indispensabile alla guerra per procura contro la Russia), gli allarmi sulla minaccia dall’estremismo di destra Usa sono a rischio autogol. Da qui il cambio di marcia. Tale il meccanismo rigoroso – cioè da regime – delle dinamiche narrative.
Così, mentre un tempo anche le mobilitazioni dei movimenti neonazisti europei facevano notizia, oggi che l’allarme è molto più realistico a causa del nuovo fermento prodotto dagli “eroi” ucraini (vedi articolo di Rita Katz sul Washington Post), non sono rilevate. Così riprendiamo dal Site del 29 marzo: “Manifestazione neonazista a Gera, Germania, inizia la campagna per riaccendere il movimento”. La sottovalutazione criminale e strumentale del neo-nazismo ucraino non resterà senza conseguenze.