NYT: USA e Russia devono avviare un dialogo
Tempo di lettura: 3 minutiIn un raro momento di libertà, il New York Times pubblica un articolo di Samuel Charap e Jeremy Shapiro dal titolo significativo: “L’Occidente e la Russia sono bloccati in una spirale. È ora che parlino”.
Nell’articolo i due esperti spiegano che finora l’America si è impegnata “ad aiutare l’Ucraina a difendersi dall’aggressione russa, cercando però di impedire che il conflitto si trasformi in una grande guerra tra potenze”.
“Però l’escalation, sebbene incrementale ma finora contenuta, è già in corso. L’Occidente sta fornendo armi sempre più potenti e la Russia sta scatenando sempre più morte e distruzione. Finché sia la Russia che l’Occidente sono determinati a prevalere l’una sull’altro in Ucraina e sono pronti a dar fondo alle imponenti riserve di armi per raggiungere tale obiettivo, un’ulteriore escalation appare quasi inevitabile”.
“Gli Stati Uniti e i loro alleati dovrebbero continuare a fornire all’Ucraina il materiale di cui ha bisogno, ma dovrebbero anche, in stretta consultazione con Kiev, iniziare ad aprire canali di comunicazione con la Russia”.
USA – Russia: parlare può rivelare un possibile spazio di compromesso
Un obiettivo difficile, scrive il NYT, “ma parlare può rivelare un possibile spazio di compromesso e identificare una via d’uscita dalla spirale. Altrimenti, questa guerra potrebbe portare la Russia e la NATO in un conflitto diretto”.
Finora, l’invio di armi a Kiev è stato limitato, si è evitato cioè di dare armamenti che potrebbero infrangere la linea rossa imposta dalla Russia (in realtà, imposta dalle realtà: se la Russia colpisse New York, la risposta sarebbe inevitabile).
L’obiettivo della Casa Bianca, dunque, è aiutare Kiev, ma “fare attenzione a fermarsi al di sotto di quella linea”. E però, spiegano i due analisti, nonostante tale cautela, l’escalation è nei fatti.
“L’obiettivo del Cremlino è quello di fare progressi in territorio ucraino. Il problema non è che fornire all’Ucraina un’arma specifica potrebbe causare un’escalation, ma piuttosto che se il sostegno dell’Occidente all’Ucraina riuscisse ad arginare l’avanzata russa, ciò costituirebbe una sconfitta inaccettabile per il Cremlino. E una vittoria russa sul campo di battaglia è ugualmente inaccettabile per l’Occidente”.
“Se la Russia continua a spingersi più in là in Ucraina, i partner occidentali probabilmente forniranno ancora più armamenti e sempre più potenti. Se tali armi consentissero all’Ucraina di ricacciare la Russia fuori dai territori occupati, Mosca potrebbe sentirsi obbligata a incrementare a sua volta l’impegno — e se stesse davvero perdendo, potrebbe prendere in considerazione attacchi diretti contro la NATO. In altre parole, al momento non esiste un risultato reciprocamente accettabile. Ma i colloqui potrebbero aiutare a identificare i compromessi necessari per trovarne”.
“La determinazione dell’Occidente e della Russia a fare tutto il necessario per vincere in Ucraina è il principale motore dell’escalation. I leader occidentali dovrebbero capire che il rischio di un’escalation deriva dalla completa incompatibilità dei loro obiettivi con quelli del Cremlino; calibrare attentamente il supporto militare occidentale all’Ucraina potrebbe essere sensato, ma probabilmente non ha senso. Ciò che conta è l’impatto di quelle armi sul teatro di guerra, cosa quasi impossibile da prevedere”.
Questa la conclusione dell’articolo: “Stiamo assistendo a una spirale classica in cui entrambe le parti si sentono obbligate a fare di più non appena l’altra parte inizia a fare progressi. Il modo migliore per evitare che questa dinamica sfugga al controllo è iniziare a parlare prima che sia troppo tardi”.
Articolo lucido, che però forse merita una postilla, che riguarda la necessità di passare per Kiev per intraprendere un possibile negoziato. Purtroppo la leadership di Kiev ad oggi non ha mostrato segni di moderazione, limitandosi a chiedere solo più armi e munizioni all’Occidente e a sognare, irrealisticamente, una vittoria su tutti i fronti sulla Russia.
Cosa che sta urtando anche gli americani. Sul punto riportiamo la conclusione di un articolo del National Interest: “Il Consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan ha sottolineato che l’America apprezza il desiderio ucraino di ottenere più armi per poter condurre operazioni militari più efficaci, ma la decisione finale su ciò che l’America fornisce e per quali scopi deve essere presa a Washington, non a Kiev”.
Stando così le cose è ovvio che saranno gli Stati Uniti a decidere quando questa guerra finirà. Al momento opportuno, diranno a Zelensky, o a un suo successore, che si fa un accordo con la Russia e il presidente ucraino non potrà far altro che accettare, non potendo sostenere la guerra senza il supporto USA-Nato. Questa la realtà, che occorre tener presente al di là del gioco di specchi.