Papa Francesco ai Vescovi italiani: siate pastori, non funzionari
Tempo di lettura: 2 minutiLa mancata vigilanza del gregge rende il Pastore «distratto, dimentico e persino insofferente; lo seduce con la prospettiva della carriera, la lusinga del denaro e i compromessi con lo spirito del mondo; lo impigrisce, trasformandolo in un funzionario […] preoccupato più di sé, dell’organizzazione e delle strutture, che del vero bene del Popolo di Dio». Così Papa Francesco il 23 maggio nella Basilica di San Pietro, durante la Professione di Fede dell’Episcopato italiano. Quando ciò accade, ha proseguito il pontefice, «si corre il rischio, allora, come l’Apostolo Pietro, di rinnegare il Signore, anche se formalmente ci si presenta e si parla in suo nome». Essere pastori, ha aggiunto, significa non solo camminare davanti al gregge per guidarlo, ma «disporsi a camminare in mezzo e dietro al gregge», «capaci di ascoltare il silenzioso racconto di chi soffre e di sostenere il passo di chi teme di non farcela; attenti a rialzare, a rassicurare e a infondere speranza. Dalla condivisione con gli umili la nostra fede esce sempre rafforzata: mettiamo da parte, quindi, ogni forma di supponenza, per chinarci su quanti il Signore ha affidato alla nostra sollecitudine». La misura del servizio ecclesiale, ha spiegato, si esprime infatti «nella disponibilità all’obbedienza, all’abbassamento e alla donazione totale». «La conseguenza dell’amare il Signore è dare tutto […], fino alla stessa vita, per Lui»: «Non siamo espressione di una struttura o di una necessità organizzativa: anche con il servizio della nostra autorità siamo chiamati a essere segno della presenza e dell’azione del Signore risorto».