17 Giugno 2013

Il G8 di Cameron Tasse, mercato e il dilemma Siria

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Inizia oggi il G8 in Irlanda del Nord: gli obiettivi saranno quelli di curare l’economia globale, rilanciare i commerci, combattere l’evasione fiscale e soprattutto cercare uno spiraglio per risolvere il sempre più orrendo conflitto siriano. Su quest’ultimo e fondamentale punto, però, la situazione è assai complicata: dopo le notizie provenienti nei giorni scorsi dagli Stati Uniti, si attende la presa di posizione di Obama (che finora non ha ancora rilasciato dichiarazioni); l’inglese Cameron e il francese Hollande spingono per un intervento più diretto nel conflitto; una posizione, quest’ultima, non condivisa da molti altri leader; per non parlare di Russia e Cina, decisamente contrari.

Sulla questione siriana si è espresso per l’occasione anche papa Francesco. In una lettera inviata ai Grandi riuniti in Irlanda del Nord, il Pontefice fa appello a «considerare con attenzione la situazione in Medio Oriente, e particolarmente in Siria», auspicando che per quest’ultima il G8 «contribuisca ad ottenere un cessate il fuoco immediato e duraturo, e a portare tutte le parti in conflitto al tavolo dei negoziati».

Alla vigilia di questo G8 è poi scoppiato il caso delle intercettazioni made in England. Nel 2009, durante il G20 a Londra (vertice decisivo perché doveva evitare il collasso delle banche e la catastrofe economica), l’intelligence britannica spiò i leader delle venti più importanti nazioni mondiali: una notizia resa nota ieri dal quotidiano londinese Guardian. Mentre gli 007 britannici spiavano a tappeto, la Nsa statunitense si concentrava sull’allora presidente russo Medvedev. In ogni caso, vittime della gigantesca operazione di spionaggio britannica non furono soltanto gli avversari storici, ma anche gli alleati stretti. Rivelazioni, queste del quotidiano londinese, che rischiano di creare veleni nel clima dell’odierno vertice.

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