4 Luglio 2013

Morales bloccato nei cieli d'Europa "Un'aggressione"

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Tornava da Mosca dove aveva partecipato a un Forum dei Paesi esportatori di gas, il presidente dell’Ecuador Evo Morales. E al suo ritorno in patria il suo aereo avrebbe dovuto fare uno scalo tecnico in Portogallo, ma gli è stato vietato l’atterraggio. Il pilota ha provato a contattare altri aeroporti europei, vedendosi negato il permesso di atterrare da Parigi, Roma e Madrid. Ore di tensione sull’aereo, prima di poter planare a Vienna. Il problema è che Morales proveniva da Mosca, dove si trova Edward Snowden, l’agente della Cia che ha rivelato al mondo il Datagate, il sistema di spionaggio massivo ad opera degli Stati Uniti. E dal momento che l’Ecuador è uno dei Paesi che potrebbero dare asilo al fuggiasco, le cancellerie occidentali hanno ipotizzato che sul velivolo presidenziale potesse trovarsi anche lui.

Il risultato è stato quello di mettere a rischio la vita del presidente dell’Ecuador, il quale, ovviamente, si è indignato. La reazione dei Paesi dell’America latina non si è fatta attendere ed è stata convocata una riunione d’urgenza dell’Unasur – l’unione dei Paesi dell’America del Sud – per prendere in esame l’accaduto. In un tweet, il presidente Argentino Cristina Kirchner ha scritto: «Non c’è dubbio, sono tutti matti. Un Capo dello Stato e il suo aereo presidenziale hanno un’immunità assoluta. Ci rivolgeremo all’Aja». 

L’incidente non dovrebbe avere conseguenze ulteriori, oltre alle – vibrate – proteste formali del caso, ma è indicativo delle pressioni che gli Stati Uniti stanno esercitando sul mondo, in particolare sui Paesi alleati, perché il fuggiasco venga consegnato alle patrie galere. Non solo per una questione di prestigio, ma perché, a quanto pare, Snowden ha altre carte in mano, altri segreti inconfessabili da rivelare al mondo, che metterebbero gli Usa in ulteriore imbarazzo.

La partita a scacchi continua. Riuscirà a salvarsi il soldato Snowden?

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