L'Egitto, l'Iran e le contraddizioni di Morsi
Tempo di lettura: 2 minutiL’elezione di Morsi ha riavvicinato Iran ed Egitto. Questa la tesi sostenuta in articolo di Federica Zoia sull’Avvenire del 10 luglio (titolo: Lo scenario siriano e il flirt Cairo-Teheran). Zoia rammenta i tanti segnali del nuovo corso tra i due Paesi, a partire dalla visita dell’appena eletto Morsi in Iran, la prima di un presidente egiziano in terra sciita dal 1979, a quella dell’omologo Ahmadinejad al Cairo, nella quale, ricorda la giornalista, l’iraniano affermò che «l’assetto geopolitico regionale sarebbe diverso, se Egitto e Iran avessero posizioni condivise». Un avvicinamento ritenuto preoccupante dall’Occidente e da Israele: ecco perché «quando per Morsi le cose hanno cominciato a volgersi al peggio» è stata Teheran, «e non Gerusalemme, né Washington, né Riad», a invocare «il rispetto al voto democratico in terra egiziana».
Conclude la giornalista: «Qui, è ovvio, non sono in discussione le scorribande interne dei Fratelli egiziani […] ma, in un’ottica allargata, il peso che avrebbe potuto giocare una leadership forte al Cairo per le sorti di Siria e Libano. Se è vero che Teheran, dal conflitto damasceno, punta a veder riconosciuto il proprio peso politico, e se è altrettanto vero che Qatar e Arabia Saudita non hanno nessuna intenzione di accordare tale riconoscimento, un’intermediazione in grado di parlare ai due estremi del tavolo sarebbe stata salvifica. Saltata per aria la sponda dialogante egiziana, lo scontro senza quartiere fra sunnismo integralista e sciismo rischia di tracimare in Libano con forza dirompente».
Nota a margine. Se vero il riavvicinamento Egitto – Iran, è vero anche che tra i due Paesi c’è stato contrasto, in particolare per il sostegno di Morsi alla causa delle forze di opposizione siriane. Nondimeno la conclusione della Zoia è interessante: Morsi era riuscito a mediare tra Hamas e Israele nell’ultimo conflitto che li ha visti contrapposti. Forse avrebbe potuto fare altrettanto nel conflitto siriano. Non gli è stato dato tempo. Ma le contraddizioni del suo governo, anche in politica estera, non gli hanno giovato.