Quattro nomi per l'Antimafia Il Csm si spacca sulla scelta
Tempo di lettura: < 1 minuteFranco Roberti, procuratore di Salerno, Roberto Alfonso, procuratore di Bologna, Guido Lo Forte, procuratore di Messina, Luigi De Ficchy, procuratore di Tivoli: sono i quattro candidati alla guida della Procura antimafia, posto lasciato libero da Pietro Grasso, attuale presidente del Senato. Una carica importante per l’Italia, dove la criminalità organizzata di stampo mafioso ha un peso notevole, la cui nomina è stata sollecitata dallo stesso Napolitano. A decidere sarà il Csm, che al momento non trova una convergenza.
Tra i candidati, molto noto al grande pubblico è De Ficchy, che sostenne diverse inchieste sull’eversione, e Lo Forte, che con Caselli e altri condusse l’inchiesta Andreotti. Lo Forte, al tempo passava per andreottiano, diceria del tutto infondata, come si è visto. Ma l’epiteto veniva elargito con larga diffusione al tempo, a indicare una categoria metapolitica, che accomunava politici, appunto, ma anche magistrati, affaristi e altro.
Piace ricordare quell’accenno che fece Andreotti in un’intervista: «Non sono mai stato andreottiano». A chiarire un equivoco molto diffuso al tempo – un po’ meno dopo le note vicissitudini giudiziarie – e, insieme, a riecheggiare l’antico motto: «dai nemici mi guardo io, che dagli amici mi guardi Iddio».