Siria: prudenza sul fronte occidentale, ma la pace è ancora lontana
Tempo di lettura: 2 minuti«La crisi economica che non accenna a finire, la situazione sul campo per cui una parte degli alleati di oggi rischia di diventare il nemico di domani: l’occidente non sembra più così convinto che armare i ribelli siriani sia un affare. La scorsa settimana una commissione del Senato americano ha bloccato l’invio di armi all’opposizione anti-Assad anche perché, ha concluso, la fornitura non serve a mutare gli equilibri sul campo, e c’è il rischio che le armi cadano nelle mani degli estremisti islamici. Ieri, dopo aver fatto negli ultimi mesi la voce grossa, il premier britannico Cameron è tornato sulle vecchie posizioni prudenti: “Non abbiamo preso alcuna decisione sulle armi ai ribelli – ha detto – ma continuiamo a lavorare con loro”. In ogni caso il premier ha ripetuto le parole del ministro degli Esteri Hague: “Nessuna decisione sarà presa senza consultare il Parlamento”». Così inizia un articolo della Stampa del 6 luglio di Claudio Gallo (titolo: Stop di Londra alle armi anti-Assad). Che comunque annota come la guerra prosegua e che certo il fronte anti-Assad non è a corto di armi, gentilmente fornite dai petrodollari sauditi. Tra l’altro altri “volontari” si sono uniti in questa guerra santa, che tanto santa non è: «Ieri il Times rivelava che in Siria sono arrivati contingenti di talebani pachistani», dettaglia Gallo.
Nota a margine. Prudenza, insomma, sul fronte occidentale. Forse dovuta anche all’impossibilità di continuare a sostenere la narrativa di un popolo libero in armi contro un dittatore, dovuta all’emergere, sempre meno controllabile, di alcuni dati incontrovertibili: la natura “mercenaria” dei miliziani in armi, i loro legami con Al Qaeda, la ferocia degli stessi. Una prudenza dovuta forse anche al timore, da parte dei leader occidentali, di incappare in “trappole politiche”, come già accadde per l’Iraq, in una guerra che è costata cara, a posteriori, ai loro principali promotori, Bush e Blair.
Ma forse a frenare l’Occidente, che comunque continua ad alimentare il conflitto, è anche la determinazione di Putin nel sostenere Assad; non prevista, soprattutto dopo la facile avventura libica che, al tempo, aveva ottenuto il placet della Russia – allora guidata da Medvedev.
Al di là delle motivazioni, questo accento nuovo va registrato. Sintomo che qualcosa è cambiato, anche nei rapporti di forza (e non solo sul campo di battaglia). Ma le speranze di pace sono ancora di là dal concretizzarsi, tanto che di una conferenza di pace per la Siria non si parla più. Il mattatoio continua, inutile farsi illusioni.