L'espansionismo economico giapponese tra luci e ombre
Tempo di lettura: 2 minutiL’economia mondiale può trarre benefici dal ritorno di quello che è stato uno dei motori più importanti dell’economia mondiale fino agli anni ’90, il Giappone. Questa la tesi di Danilo Taino sul Corriere della Sera del 22 luglio (titolo dell’articolo: All’orizzonte il rinascimento nipponico E si prepara il confronto con la Cina), che commenta il nuovo successo di Shinzo Abe nelle ultime elezioni che gli consegnano la maggioranza assoluta del Parlamento.
Ma dagli anni ’90 tante cose sono cambiate, prosegue Taino. Anzitutto la Cina, che oggi, a differenza di allora, è una superpotenza e si prevede che il confronto tra i due colossi, di fatto già iniziato nell’era Abe, diventi più duro. Ma anche nello stesso Giappone, dal momento che è «la prima volta in decenni che in Giappone il nazionalismo in economia e finanza si sposa con il nazionalismo in politica».
Così, se l’espansionismo economico nipponico, generato dalla politica economica molto aggressiva adottata da Abe – la cosiddetta «Abenomics» -, può essere fattore di crescita mondiale, presenta anche lati oscuri. Così Taino: «C’è un aspetto della “Abenomics” che non va sottovalutato: è portata avanti senza mai tenere conto degli effetti che ha sul resto del mondo, in particolare sui vicini asiatici. Soprattutto, la politica monetaria straordinariamente espansiva varata dal nuovo governatore della Banca del Giappone Harurhiko Kuroda – nominato e voluto da Abe – provoca tra le altre cose una robusta svalutazione dello yen. La qual cosa aiuta le esportazioni giapponesi ma spinge flussi di capitale dal Giappone nelle economie vicine, con effetti bolla e rivalutazioni non volute da queste ultime».