Dio viene prima: sant'Ambrogio e papa Francesco
Tempo di lettura: 2 minutiIn un articolo apparso sull’Osservatore Romano del 24 luglio, Inos Biffi si sofferma sulla centralità del «Signore Gesù» in sant’Ambrogio «come contenuto originale della sua teologia e come riferimento di tutta la sua opera pastorale»; una centralità spiegata dal fatto che «egli divenne inaspettatamente, e contro voglia, vescovo di una comunità cristiana da vent’anni guidata da Aussenzio I, che non riconosceva a Cristo la prerogativa della divinità». Tre i testi di S. Ambrogio citati da Biffi, dei quali piace riportarne in particolare due: «”Tu cominci appena a cercarlo, e Cristo ti è già vicino: egli non può mancare a chi lo desidera, dopo che apparve a coloro che neppure lo sognavano, e fu trovato da quelli che non domandavano di lui. Se pensi e parli di lui, egli è presente»; e ancora: «Cristo non viene meno a nessuno: siamo noi a venir meno. A nessuno egli manca, anzi per tutti sovrabbonda. Chi si desta lo trova accanto a sé». «E c’è anche una anafora ambrosiana – prosegue Biffi, citando la quinta anafora – coi medesimi motivi: “Manda a noi, o Padre onnipotente, l’unigenito tuo Figlio, tu che ce lo hai mandato con amore spontaneo, prima ancora che l’uomo potesse cercarlo”». Accostando, dunque, questi testi di Ambrogio ai temi più ricorrenti della predicazione di Papa Francesco, Biffi rileva una «sorprendente sintonia»: «Afferma il Papa: “Dio ci aspetta sempre, anche quando ci siamo allontanati! Lui non è mai lontano e, se torniamo a Lui, è pronto ad abbracciarci”; “Non sei tu che cerchi Dio, ma è Lui che cerca te”; “Tu lo cerchi, ma Lui ti cerca per primo”; “Dio è quello che ‘viene prima’”». Conclude quindi il teologo: «È sorprendente constatare come questi accenti, che stanno suscitando largo consenso e diffusa ammirazione, ripropongano il magistero di un antico Padre e Dottore: un magistero che non ha cessato di scorrere, come una vena d’acqua, fresca e inesausta, nella tradizione della Chiesa».