35 miliardi l'anno il business del traffico di esseri umani
Tempo di lettura: 2 minuti«La tratta di esseri umani è pratica purtroppo molto diffusa […]. Il suo volto è duplice: è una forma moderna di schiavitù per coloro che la subiscono e una vera e propria attività criminale per quanti la gestiscono». Questo l’incipit di un articolo di Francesco Occhetta apparso sull’Osservatore romano del 27 luglio (titolo: I nuovi schiavi). L’Organizzazione internazionale del lavoro, spiega il giornalista, «stima che le persone vittime nel mercato della tratta siano circa 21 milioni», sparsi tra Europa e Paesi dell’Ocse. Una tratta che non si riduce solo alla prostituzione, ma comprende «le adozioni illegali, il traffico di organi e tutti i lavori umilianti o illegali nelle fabbriche, nelle aziende agricole, nelle strutture turistiche o nelle case private. Una vera miniera d’oro, se si pensa che per la criminalità organizzata, il traffico di persone rappresenta, dopo quello delle armi e di droga, il mercato più redditizio, che frutta circa 32 miliardi di dollari l’anno», con «bassi costi e pochi rischi»: «le reti di organizzazioni criminali sono in grado di creare la domanda e l’offerta attraverso finte agenzie matrimoniali, agenzie turistiche compiacenti, ospedali in cui si fanno trapianti, proprietari di case chiuse, aziende di produzione e diffusione di materiale pornografico». Adescati dalla criminalità con «false promesse di nuovi inizi in terre ricche», le vittime, spiega Occhetta, finiscono per ritrovarsi «in un appartamento, senza un rene o sfruttati in un campo, picchiati o minacciati, con aborti procurati, o semplicemente soli, lontani dalla propria terra»: questo «il destino preparato ai nuovi vulnerabili del terzo millennio, costretti a lavorare dietro le quinte di uno spettacolo la cui platea sembra non riconoscere il loro dolore».