Notes, 31 luglio 2013
Tempo di lettura: 2 minutiRio. Si chiude il viaggio apostolico di Francesco in Brasile. Toccante la visita alla favela, bellissime le parole ai vescovi brasiliani, che sembrano il programma di un pontificato; meno commovente la danza di suore e presuli, improvvisati rappers. Una moltitudine i partecipanti alla gmg carioca, con ovvi paralleli tra il papa sudamericano e quello polacco. Un parallelo nella diversità, che si riassume nella formula: Francesco è un Wojtyla di sinistra. In realtà c’è una differenza di fondo tra i due, che va al di là dei consunti schemi destra-sinistra. Ma questo al momento non interessa.
Interessa invece un altro aspetto: le gmg nacquero durante il pontificato di Wojtyla e da allora sono celebrate con puntualità (prossimo appuntamento Cracovia, proprio nella patria del Papa che le ha create). Durante il Pontificato del grande Papa polacco questi eventi di massa purtroppo marciavano paralleli a una scristianizzazione senza precedenti; come è stato sintetizzato nella formula: stadi pieni, chiese vuote.
Insomma i milioni di ragazzi confluiti a Rio non indicano in sé una svolta in atto, né che il cristianesimo, dopo anni di fiacca, conosca una nuova stagione di vigore. Né, infine, il Pontificato di Francesco si può misurare in base alla riuscita o meno di tali eventi, dal momento che egli, nel giorno della sua elezione, ha ricevuto un mandato che va ben oltre la pur necessaria riforma della Curia: ricondurre la Chiesa all’essenziale, Gesù, l’“incanto che attrae”, come ha detto lo stesso Francesco ai vescovi brasiliani, spiegando: «In Gerusalemme abitano le nostre sorgenti: Scrittura, Catechesi, Sacramenti, Comunità, amicizia del Signore, Maria e gli Apostoli… Siamo ancora in grado di raccontare queste fonti così da risvegliare l’incanto per la loro bellezza?».
Su questo e non su altro si misurerà la riuscita o meno del Pontificato. Le premesse ci sono, come testimoniano tante parole e atti di questo Papa e le speranze e le attese suscitate. Ma, com’è delle cose del Signore, non solo l’inizio di un’opera, ma anche il compimento sono nelle sue mani. Che normalmente – basta scorrere i Vangeli – per intervenire nel mondo e toccare i cuori usa i miracoli, come è stato evidente a tutti il giorno dell’elezione di Francesco. E dal momento che i miracoli li fa il Signore, sul punto si può solo pregare.