31 Luglio 2013

Gasparini e la grandezza di un uomo in ginocchio

Gasparini e la grandezza di un uomo in ginocchio
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Sull’Avvenire del 30 luglio Marco Roncalli dedica un articolo a Vittorio Gasparini (titolo: Gasparini, il cattolico che seppe resistere), il fucino torturato e massacrato dai nazisti, assieme ad altri partigiani, il 10 agosto 1944 a piazzale Loreto, dopo aver avuto giusto il tempo «di affidarsi a “Dio misericordioso”». Grazie alla recente ricostruzione in un libro da poco pubblicato da Angelo Calvi (Vittorio Gasparini. Cattolico seppe resistere, edizioni Tera Mata), spiega il giornalista, in questa storia, in parte già nota grazie a Indro Montanelli che fu suo compagno di cella in carcere, sono emersi nuovi dettagli: «dalla documentazione di un anello diretto tra Gasparini e De Gasperi tra il ’42 e il ’43 […], all’esatta ricostruzione delle ultime ore di Gasparini a San Vittore». Una storia, scrive ancora Roncalli, «dove sono tempra e virtù di cristiano a sopravvivere dentro una giovane vita spezzata […]. Le stesse che l’avevano portato non solo a resistere, ma anche a non tradire, neppure sotto tortura, e ad assumersi responsabilità addossate ad un altro detenuto che ebbe salva la vita». «Si racconta – conclude il giornalista – che fece gli ultimi due mesi di carcere avendo come compagnia quotidiana “L’imitazione di Cristo” e la Bibbia, fattegli arrivare dalla moglie Ernestina, e che quando la guardia venne a prenderlo per la fucilazione – parole di Montanelli – “non ebbe bisogno di ostentare nulla. Egli s’inginocchiò per l’ultima preghiera a ciglio asciutto e sguardo sereno: nessun uomo in piedi fu più grande di questo uomo in ginocchio”».