Quando le aquile dell'idealismo lavorano alla fabbrica del buio
Tempo di lettura: 2 minutiFalchi e colombe sono categorie della politica sempre più diffuse a livello mondiale, a indicare due modi di approcciare la scena politica e gli avversari. Una riflessione su questo conflittuale binomio è oggetto di un articolo di Antonio Polito pubblicato sul Corriere della Sera dell’11 agosto. A prima vista – scrive Polito – il falco, dotato di artigli e becco robusto, sembra dover avere il sopravvento sulla colomba. Ma l’apparenza inganna. Infatti, continua l’articolo, «è interessante scoprire che sia la “teoria dei giochi” di Maynard Smith, sia il “gene egoista” di Richard Dawkins, e cioè due grandi chiavi interpretative della sempiterna lotta per la sopravvivenza, danno le colombe certamente più prudenti, ma anche meno perdenti dei falchi. Perché le prime hanno l’alternativa tra vincere e ritirarsi, non pagando così mai lo scotto della sconfitta; mentre i falchi, poverini, dispongono sempre di una solo alternativa, o vincere tutto o perdere tutto».
Una riflessione sulla differenza tra queste due categorie – anche se stavolta si tratta di aquile e passeri – è anche a tema in uno scritto di Gaetano Salvemini che conclude l’articolo di Polito. Scrive Salvemini: «Vi sono insomma due specie di filosofi: a) quelli delle idee chiare e distinte, come diceva Cartesio; b) quelli delle idee oscure e confuse. Quelli della categoria a) sono i passerotti dell’empirismo; e quelli della categoria b) sono le aquile della teologia idealista». Salvemini si annovera tra i primi e conclude: «Quando non capisco, mi sento umiliato ma confesso di non capire. Invece le aquile dell’idealismo quanto meno capiscono, tanto più sono convinte di capire e tanto più intensamente lavorano alla fabbrica del buio».