Il Papa, la pace di Dio e i conflitti degli uomini
Tempo di lettura: < 1 minute«“Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento” (Eb 12,1-2). E’ un’espressione che dobbiamo sottolineare in modo particolare in questo Anno della fede. Anche noi, durante tutto questo anno, teniamo lo sguardo fisso su Gesù, perché la fede, che è il nostro “sì” alla relazione filiale con Dio, viene da Lui, viene da Gesù». Questo l’inizio dell’intervento del Papa dopo la recita dell’Angelus del 18 agosto.
Quindi, commentando il passo Vangelo nel quale Gesù dice di esser venuto a portare la divisione sulla Terra, ha esortato a non equivocare, immaginando sia il Signore a portare il conflitto; e ha spiegato: «Gesù è la nostra pace, è la nostra riconciliazione! Ma questa pace non è la pace dei sepolcri, non è neutralità, Gesù non porta neutralità, questa pace non è un compromesso a tutti i costi. Seguire Gesù comporta rinunciare al male, all’egoismo e scegliere il bene, la verità, la giustizia, anche quando ciò richiede sacrificio e rinuncia ai propri interessi. E questo sì, divide; lo sappiamo, divide anche i legami più stretti. Ma attenzione: non è Gesù che divide! Lui pone il criterio: vivere per se stessi, o vivere per Dio e per gli altri; farsi servire, o servire; obbedire al proprio io, o obbedire a Dio».