Siria: quei colpi di obice sparati dai ribelli in coincidenza con la "nube tossica"
Tempo di lettura: 2 minutiSi parla molto sui media di dossier confezionati dall’intelligence occidentale che inchioderebbero Damasco alle proprie responsabilità riguardo l’uso di gas tossici che hanno ucciso 1500 persone il 21 agosto scorso (anche se alcuni video della strage erano già in rete il giorno prima…).
Poco si parla di altre informazioni sulla strage, altrettanto autorevoli. Ad esempio dell’inchiesta redatta da Dale Gavlak, giornalista della prestigiosa Ap, che ha firmato un reportage nel quale diversi ribelli presenti sul luogo della strage hanno dichiarato di aver ricevuto i gas dall’Arabia Saudita e confessato di esser stati loro a liberare l’elemento tossico, per inesperienza.
Ancora più significativa l’insistenza con la quale i russi perseverano a mostrare al mondo quanto ripreso dai loro satelliti in costanza del crimine. Riportiamo, in proposto, un passaggio di un articolo di Thierry Meyssan apparso su Reseau Voltaire il 28 agosto scorso.
«Sebbene l’uso di armi chimiche nella periferia di Damasco – in data mercoledì 21 agosto 2013 – sia assai probabile, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non ha concluso che sia opera del governo siriano. Riuniti in emergenza su richiesta degli occidentali, gli ambasciatori sono rimasti sorpresi nel vedere il loro collega russo presentar loro delle foto satellitari che mostrano il tiro di due obici alle ore 01:35 del mattino, dalla zona ribelle di Duma verso le zone ribelli colpite dai gas (a Jobar e tra Arbin e Zamalka), in orari coincidenti con i disturbi rilevati. Le foto non ci consentono di sapere se si trattasse di obici chimici, ma lasciano pensare che la “Brigata dell’Islam” che occupa Duma abbia preso ben tre piccioni con una fava: da una parte rimuovere il sostegno dei suoi rivali in seno all’opposizione, d’altra parte accusare la Siria di aver fatto ricorso alle armi chimiche, infine interrompere l’offensiva dell’esercito arabo siriano volta a liberare la capitale .
Ancorché il governo siriano – esattamente come il suo nemico israeliano – non abbia firmato la Convenzione contro le armi chimiche e disponga di ampie scorte, anche i jihadisti ne possiedono, come ha confermato Carla Del Ponte, suscitando la furia del Commissario per i diritti umani. A dicembre, l’Esercito siriano libero aveva diffuso un video che mostrava un laboratorio chimico e minacciava gli alawiti. Questa settimana, il governo ha scoperto parecchi nascondigli di armi chimiche, maschere antigas e antidoti nei sobborghi di Damasco. I prodotti provenivano dall’Arabia Saudita, dal Qatar, dagli Stati Uniti e dai Paesi Bassi».