11 Settembre 2013

Il Papa: aprire i conventi vuoti, che sono per la carne di Cristo, ai poveri

Il Papa: aprire i conventi vuoti, che sono per la carne di Cristo, ai poveri
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Servire, accompagnare, difendere: queste le tra parole chiave su cui si è soffermato Papa Francesco nel discorso del 10 settembre in occasione della visita al “Centro Astalli”, il centro per l’accoglienza a rifugiati curato dai gesuiti.

«Servire […] significa chinarsi su chi ha bisogno e tendergli la mano, senza calcoli, senza timore, con tenerezza e comprensione, come Gesù si è chinato a lavare i piedi agli Apostoli». «I poveri – ha spiegato il santo Padre – sono anche maestri privilegiati della nostra conoscenza di Dio; la loro fragilità e semplicità […] ci guidano all’esperienza della vicinanza e della tenerezza di Dio». Per quanto riguarda l’«accompagnare», il Pontefice ha spiegato che «la carità che lascia il povero così com’è non è sufficiente. La misericordia vera, quella che Dio ci dona e ci insegna, chiede la giustizia, chiede che il povero trovi la strada per non essere più tale. Chiede – e lo chiede a noi Chiesa, a noi città di Roma, alle istituzioni – chiede che nessuno debba più avere bisogno di una mensa, di un alloggio di fortuna, di un servizio di assistenza legale per vedere riconosciuto il proprio diritto a vivere e a lavorare, a essere pienamente persona». «Difendere», poi, «vuol dire mettersi dalla parte di chi è più debole. Quante volte leviamo la voce per difendere i nostri diritti, ma quante volte siamo indifferenti verso i diritti degli altri! Quante volte non sappiamo o non vogliamo dare voce alla voce di chi – come voi – ha sofferto e soffre, di chi ha visto calpestare i propri diritti, di chi ha vissuto tanta violenza che ha soffocato anche il desiderio di avere giustizia!». Quindi l’appello: «Carissimi religiosi e religiose, i conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare i soldi. I conventi vuoti non sono nostri, sono per la carne di Cristo che sono i rifugiati. Il Signore chiama a vivere con generosità e coraggio l’accoglienza nei conventi vuoti […]. Facciamo tanto, forse siamo chiamati a fare di più, accogliendo e condividendo con decisione ciò che la Provvidenza ci ha donato per servire. Superare la tentazione della mondanità spirituale per essere vicini alle persone semplici e soprattutto agli ultimi».

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