Scalfari, Di Segni e la lettera del Papa
Tempo di lettura: 2 minuti«Chi come me non ha la fede, ma neppure la cerca; chi come me sente il fascino della predicazione di Gesù e lo ritiene uomo e figlio dell’uomo, non può che ammirare un successore di Pietro che rivendica la Chiesa come luogo eletto affinché il sentimento di umanità custodito in vasi d’argilla non venga distrutto dai vasi di piombo che fuori e dentro la Chiesa spezzano i vasi d’argilla. Il Papa mi fa l’onore di fare un tratto di percorso insieme. Ne sarei felice […] Perciò lunga vita e affettuosa fraternità con Francesco, vescovo di Roma e capo d’una Chiesa che lotta anch’essa tra il bene e il male». Questa la reazione di Eugenio Scalfari alla lettera a lui indirizzata dal Papa, o almeno la parte conclusiva dell’articolo nel quale riportava la sua reazione.
«Questo pontificato non smette di sorprendere, ma le idee che Francesco esprime non sono certamente eterodosse. Sono presenti nella tradizione cristiana e si sono affermate più recentemente sulla scia del Concilio». Questa invece la reazione del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni alla missiva papale. «Il fatto che l’ebraismo sia radice santa del cristianesimo è fondamentale», approva Di Segni riferendosi ai contenuti della lettera, ricordando come invece molti ambienti protestanti si oppongano a questa concezione. E scrive: «Opponendosi a queste correnti, Francesco è coerente con il magistero di Benedetto. Decisamente notevole è l’espressione di gratitudine agli ebrei per la loro perseveranza nella fede», che, nota il rabbino, così «diventa un modello per i cristiani e per l’umanità, e questa è una svolta non improvvisa ma molto significativa di cui anche gli ebrei dovranno prendere coscienza».