19 Settembre 2013

La pace in Siria e la distensione Usa-Iran

La pace in Siria e la distensione Usa-Iran
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Washington considera necessario l’intervento in Siria non tanto per colpire il regime di Damasco, ma soprattutto per contrastare il vero avversario degli Usa, l’Iran. Questa, in sintesi l’analisi svolta da Roberto Toscano sulla Stampa del 19 settembre in un articolo dal titolo Con Obama partita aperta. Che sintetizza questo concetto con uno slogan: «colpire la Siria per piegare l’Iran». 

«L’iniziativa di Putin ha però scombinato molti giochi e ne ha aperti altri», continua Toscano, soffermandosi su quello che comporta la soluzione della crisi siriana per l’Iran. Il successo della iniziativa diplomatica avanzata dalla Russia, infatti, offre l’opportunità a Teheran di sedersi al tavolo dei negoziati e contribuire alla pacificazione del conflitto siriano, così come era accaduto nel 2001 quando gli Usa chiesero agli iraniani di aiutarli nella lotta contro i talebani. Una finestra di opportunità della quale sembra che Teheran voglia profittare, come indica anche la recente intervista alla Nbc di Hassan Rohani, nella quale il presidente iraniano ha detto che il suo Paese non vuole produrre armi nucleari. 

Si tratta quindi, preliminarmente, di sbloccare quei canali di comunicazione tra Washington e Teheran da tempo interrotti. Cosa alla quale, secondo Toscano, non sta pensando solo l’Iran, ma anche Barack Obama «che ha confermato in una recente intervista un fatto clamoroso su cui si disponeva già di indiscrezioni: i canali di comunicazione tra Washington e Teheran sono aperti, e vi è anche stato uno scambio di lettere fra Obama e Rohani».

Conclude Toscano: «Il disegno è chiaro, e corrisponde agli intenti e alle priorità delle due parti, ma si potrà realizzare solo se si verificherà tutta una serie di condizioni e circostanze molto complesse e problematiche. Non va dimenticato che si tratta di un disegno che suscita la radicale avversione di soggetti che non intendono certo restare passivi testimoni di simili prospettive, soprattutto Israelel’Arabia Saudita, taciti alleati sulla base del timore di un Iran potenza regionale e, peggio ancora, potenza nucleare regionale. La partita è aperta, ma i suoi esiti sono assolutamente imprevedibili».