Papa Francesco e la grazia che ricrea, senza merito, noi poveri peccatori
Tempo di lettura: 2 minuti«Francesco, figlio di un ricco commerciante di Assisi. L’incontro con Gesù lo portò a spogliarsi di una vita agiata e spensierata, per sposare “Madonna Povertà” e vivere da vero figlio del Padre che è nei cieli». Così papa Francesco nell’omelia del 4 ottobre durante la messa in piazza San Francesco ad Assisi.
San Francesco ha vissuto «un rapporto vitale con la Persona di Gesù, è rivestirsi di Lui». Il cammino di Francesco verso Cristo, ha continuato, «parte dallo sguardo di Gesù sulla croce. Lasciarsi guardare da Lui nel momento in cui dona la vita per noi e ci attira a Lui. Francesco ha fatto questa esperienza in modo particolare nella chiesetta di san Damiano, pregando davanti al crocifisso», dove «Gesù non appare morto, ma vivo! Il sangue scende dalle ferite delle mani, dei piedi e del costato, ma quel sangue esprime vita», «non ha gli occhi chiusi, ma aperti, spalancati: uno sguardo che parla al cuore». Un crocifisso non parla di sconfitta, di fallimento, ma «di una morte che è vita, che genera vita» . E di seguito: «Chi si lascia guardare da Gesù crocifisso viene ri-creato […]. Da qui parte tutto: è l’esperienza della Grazia che trasforma, l’essere amati senza merito, pur essendo peccatori».
«Chi segue Cristo – ha proseguito – riceve la vera pace, quella che solo Lui, e non il mondo, ci può dare […] la pace che Gesù Risorto donò ai discepoli». «La pace francescana – ha avvertito – non è un sentimento sdolcinato. Per favore: questo san Francesco non esiste! E neppure è una specie di armonia panteistica con le energie del cosmo […]. Anche questo non è francescano, ma è un’idea che alcuni hanno costruito! La pace di san Francesco è quella di Cristo, e la trova chi “prende su di sé” il suo “giogo”, cioè il suo comandamento: Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato».