4 Ottobre 2013

Gli Stati ricchi e la tregedia dei migranti

Gli Stati ricchi e la tregedia dei migranti
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«Gli Stati devono riflettere sulla loro responsabilità. Per motivi di sicurezza hanno criminalizzato l’immigrazione del lavoro, consegnandola nelle mani dei trafficanti di esseri umani. Finché non cambieranno atteggiamento, questo dramma continuerà a ripetersi». Così François Crepeau, incaricato Onu per la Commissione dei diritti umani. Per Crepeau, intervistato da Paolo Mastrolilli sulla Stampa del 4 ottobre, il problema è semplice: gli Stati ricchi hanno bisogno di manodopera poco specializzata e a basso prezzo, «ma non possono riconoscerlo, perché farlo li obbligherebbe a trattare meglio gli immigrati. Quanto siamo disposti a pagare le fragole e gli asparagi? Poco, e quindi dobbiamo pagare poco chi li produce». 

Ammettere invece la domanda di lavoro permetterebbe di «creare nuovi canali di immigrazione, controllati dagli Stati e quindi legali. Però c’è un costo da pagare, cioè riconoscere i diritti di chi arriva».

Invece, la criminalizzazione dell’immigrazione favorisce il mercato dello sfruttamento, anche se, spiega Crepeau, si persegue i migranti ma non gli imprenditori che li sfruttano, perché avrebbe costi politici ed economici.