Di Segni, l'arca di Noè e la preghiera di Abramo
Tempo di lettura: 2 minutiL’11 ottobre la comunità ebraica di Roma è stata ricevuta da Papa Francesco. Nel suo intervento, il rabbino capo Riccardo Di Segni ha accennato alle «responsabilità pubbliche» che derivano dalla vicinanza tra le due religioni. Con un esempio tratto dal racconto del diluvio universale: «C’è qualcosa che ci tormenta oggi in quel racconto, in cui, di tutta l’umanità, sopravvive solo una famiglia chiusa dentro una barca, mentre il resto è distrutto dal diluvio. In questi giorni assistiamo paradossalmente al contrario: a chi muore dentro a una barca mentre intorno sopravvive un’umanità impotente e, in parte, come lei ha detto, indifferente. La nostra storia e la nostra fede si ribellano a questo; e lei ha dimostrato con la forza della sua presenza che condivide questa ribellione e che abbiamo valori comuni da trasmettere all’umanità. I nostri maestri farisei, approfondendo il senso di quel racconto biblico e del suo seguito con la storia di Abramo, ci hanno insegnato che Abramo si è distinto da Noè che, seppure giusto, non fece qualcosa in difesa della sua generazione prima del diluvio, mentre Abramo pregò con insistenza per impedire la distruzione di Sodoma e Gomorra».
E, nel suo intervento, rivolto al nuovo vescovo di Roma, ha detto: «Sentiamo, come tutti sentono, che la parola novità qui è di casa. Un nuovo che è antico al tempo stesso, e non potrebbe essere altrimenti per la Cattedra da cui parte, un nuovo che è riscoperta delle forze creatrici di cui ogni religione è portatrice anche se rischia di sopirle nel tempo».