Papa Francesco, la corruzione e la semplicità dei cristiani
Tempo di lettura: 2 minutiL’omelia del Papa nella Casa santa Marta dell’8 novembre riflette sulla parabola dell’amministratore disonesto, che Gesù “loda”. Spiega il Francesco: «Eh sì, questa è una lode alla tangente! E l’abitudine della tangente è un’abitudine mondana e fortemente peccatrice. E’ un’abitudine che non viene da Dio: Dio ci ha comandato di portare il pane a casa col nostro lavoro onesto! E quest’uomo, amministratore, lo portava, ma come? Dava da mangiare ai suoi figli pane sporco! E i suoi figli, forse educati in collegi costosi, forse cresciuti in ambienti colti, avevano ricevuto dal loro papà, come pasto, sporcizia, perché il loro papà, portando pane sporco a casa, aveva perso la dignità! E questo è un peccato grave! Perché si incomincia forse con una piccola bustarella, ma è come la droga, eh!».
E aggiunge che c’è anche una «furbizia cristiana, di fare le cose un po’ svelte … non con lo spirito del mondo», ma onestamente. E’ quanto dice Gesù quando invita ad essere astuti come i serpenti e semplici come colombe: coniugare queste due cose «è una grazia dello Spirito Santo».
Infine, ha chiuso l’omelia chiedendo di pregare per questa «povera gente che ha perso la dignità nella pratica delle tangenti soltanto porta con sé non il denaro che ha guadagnato, ma la mancanza di dignità!».
Nota a margine. Piace questo finale, nel quale il Papa lascia spazio alla conversione dei corrotti. Che non vuol dire accettare questa pratica, semplicemente guardarla con occhi cristiani, quindi misericordiosi. Ché il Signore non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva…