Notes, 3 settembre 2012
Tempo di lettura: < 1 minuteMartini. «Luigi Giussani, Carlo Maria Martini: nel giro di pochi anni il Duomo di Milano assiste ai funerali di due figure tra le più importanti del cattolicesimo italiano della seconda metà del Novecento. Due personalità assai differenti, ma ognuna rappresentativa di due diverse anime di quel cattolicesimo». Così il 2 settembre inizia un editoriale del Corriere della Sera firmato da Ernesto Galli della Loggia. Piace ricordare di quel primo funerale, celebrato dall’allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il cardinale Josef Ratzinger, un passaggio del telegramma inviato dal cardinale Martini (letto dall’allora arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi), nel quale il porporato definiva così don Giussani: «servo fedele che ha proclamato per tutta la vita con instancabile amore ed entusiasmo il mistero del Verbo fatto carne». Poche parole, essenziali, per definire, nelle diversità di accenti e temperamenti, una vita di grazia comune.