Il Papa: Dio ci salva attraverso l'umanità, debole e fragile, di Gesù
Tempo di lettura: 2 minuti«Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!» (Gv 1,29): querta frase di Giovanni il Battista è stata oggetto della riflessione di papa Francesco all’Angelus del 19 gennaio. «Il verbo che viene tradotto con “toglie” significa letteralmente “sollevare”, “prendere su di sé” – ha spiegato Francesco – Gesù è venuto nel mondo con una missione precisa: liberarlo dalla schiavitù del peccato, caricandosi le colpe dell’umanità. In che modo? Amando. Non c’è altro modo di vincere il male e il peccato se non con l’amore che spinge al dono della propria vita per gli altri. Nella testimonianza di Giovanni Battista, Gesù ha i tratti del Servo del Signore, che «si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori» (Is 53,4), fino a morire sulla croce. Egli è il vero agnello pasquale, che si immerge nel fiume del nostro peccato, per purificarci».
«Questa immagine dell’agnello potrebbe stupire – ha proseguito Francesco -; infatti, un animale che non si caratterizza certo per forza e robustezza si carica sulle proprie spalle un peso così opprimente. La massa enorme del male viene tolta e portata via da una creatura debole e fragile, simbolo di obbedienza, docilità e di amore indifeso, che arriva fino al sacrificio di sé. L’agnello non è un dominatore, ma è docile; non è aggressivo, ma pacifico; non mostra gli artigli o i denti di fronte a qualsiasi attacco, ma sopporta ed è remissivo. E così è Gesù! Così è Gesù».