Il Papa e la morte di re Davide
Tempo di lettura: 2 minutiL’omelia della messa celebrata presso la Casa Santa Marta da papa Francesco del 6 febbraio è stata dedicata alla morte di Davide, morto «in seno al suo popolo». Francesco ha spiegato che Davide fino alla fine ha vissuto «la sua appartenenza al Popolo di Dio. Aveva peccato: lui stesso si chiama “peccatore”, ma mai se ne è andato fuori dal Popolo di Dio!».
«Peccatore sì, traditore no! – ha continuato il Papa – E questa è una grazia: rimanere sino alla fine nel Popolo di Dio. Avere la grazia di morire in seno alla Chiesa, proprio in seno al Popolo di Dio. E questo è il primo punto che io vorrei sottolineare. Anche per noi chiedere la grazia di morire a casa. Morire a casa, nella Chiesa. E questa è una grazia! Questo non si compra! E’ un regalo di Dio e dobbiamo chiederlo: “Signore, fammi il regalo di morire a casa, nella Chiesa!”. Peccatori sì, tutti, tutti lo siamo! Ma traditori no! Corrotti no! Sempre dentro! E la Chiesa è tanto madre che ci vuole anche così, tante volte sporchi, ma la Chiesa ci pulisce: è madre!».
Davide muore «tranquillo, in pace, sereno […] E questa è una grazia che dobbiamo chiedere perché negli ultimi momenti della vita noi sappiamo che la vita è una lotta e lo spirito del male vuole il bottino».
Quindi si è soffermato sulla morte di santa Teresina: «Santa Teresina di Gesù Bambino diceva che, nei suoi ultimi tempi, nella sua anima c’era una lotta e quando lei pensava al futuro, a quello che l’aspettava dopo la morte, in cielo, sentiva come una voce che diceva: “Ma no, non essere sciocca ti aspetta il buio. Ti aspetta soltanto il buio del niente!”. Così dice. È la voce del diavolo, del demonio, che non voleva che lei si affidasse a Dio. Morire in speranza e morire affidandosi a Dio! E chiedere questa grazia. Ma affidarsi a Dio incomincia adesso, nelle piccole cose della vita, anche nei grandi problemi: affidarsi sempre al Signore! E così uno prende questa abitudine di affidarsi al Signore e cresce la speranza. Morire a casa, morire in speranza».