Il Papa: Giovanni battista, umile discepolo del Signore
Tempo di lettura: 2 minutiNell’omelia della messa celebrata presso la Casa Santa Marta il 7 febbraio il Papa si è soffermato sulla figura del Battista. «La prima cosa che ha fatto Giovanni, grande, è annunziare Gesù Cristo». Ma non si è impadronito «della sua autorità morale». Infatti, Giovanni aveva «la possibilità di dire “Io sono il Messia”, perché aveva tanta autorità morale […] tutta la gente andava da lui». Tanto che gli chiedono se fosse lui il Messia. E, in quel «momento della tentazione, della vanità» avrebbe potuto fare una «faccia da immaginetta» e dire: «Ma, non so…» con «falsa umiltà». E Invece: «No! Io non lo sono! Dietro di me viene uno che è più forte di me, cui io non sono degno di piegarmi per sciogliere i legacci dei suoi calzari».
Giovanni, ha proseguito il Papa, ha imitato Gesù, «soprattutto sul cammino dell’abbassarsi: Giovanni si è umiliato, si è abbassato fino alla fine, fino alla morte […] lo stesso stile di morte, vergognoso: Gesù come un brigante, come un ladro, come un criminale, sulla croce».
E, come Gesù, ha vissuto anche lui l’orto degli ulivi, quando, dal carcere, «manda i suoi discepoli a chiedere a Gesù: “Ma dimmi, sei tu o ho sbagliato e c’è un altro?” Il buio dell’anima, quel buio che purifica come Gesù nell’orto degli ulivi. E Gesù ha risposto a Giovanni come il Padre ha risposto a Gesù, confortando».
«Annunziatore di Gesù Cristo […] non si impadronì della profezia», Giovanni «è l’icona di un discepolo».
Ma qual’è stata la sorgente di «questo atteggiamento di discepolo?». Un incontro: «Il Vangelo ci parla dell’incontro di Maria ed Elisabetta, quando Giovanni esultò di gioia nel grembo di Elisabetta. «Forse – ha proseguito il Papa – si sono trovati dopo alcune volte. E quell’incontro ha riempito di gioia, di tanta gioia il cuore di Giovanni e lo ha trasformato in discepolo».