Il Papa: i cristiani non si facciano lupi
Tempo di lettura: 2 minuti«Non si può pensare a un cristiano fermo: un cristiano che rimane fermo è ammalato, nella sua identità cristiana, ha qualche malattia in quella identità. Il cristiano è discepolo per camminare, per andare. Ma il Signore questo anche, alla fine – l’abbiamo sentito nel Salmo, il congedo del Signore – alla fine: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo”. Andate. Camminate. Ecco: un primo atteggiamento dell’identità cristiana è camminare, e camminare anche se ci sono difficoltà, andare oltre le difficoltà», il Vangelo «esorta ad andare agli incroci delle strade» e a invitare «tutti, buoni e cattivi […] Anche i cattivi! Tutti». Così il Papa nell’omelia della messa celebrata presso la Casa Santa Marta del 14 febbraio.
Un altro fattore dell’identità cristiana è che «il cristiano deve rimanere sempre agnello». Ma può esserci la tentazione di usare la forza contro i cattivi, ha spiegato il Papa. E ha ricordato Davide, «quando doveva lottare contro il filisteo: volevano vestirlo con tutte le armature di Saulo e non poteva muoversi […] non era se stesso, non era l’umile, non era il semplice Davide. Alla fine, lui ha preso la fionda e ha vinto la battaglia».
Rimanere agnelli «Non diventare lupi. Perché, a volte, la tentazione ci fa pensare: “Ma questo è difficile, questi lupi sono furbi e io sarò anche più furbo di loro, eh?”. Agnello. Non scemo, ma agnello. Agnello. Con l’astuzia cristiana, ma agnello sempre. Perché se tu sei agnello, Lui ti difende. Ma se tu ti senti forte come il lupo, Lui non ti difende, ti lascia solo, e i lupi ti mangeranno crudo».
Infine ha accennato alla terza caratteristica dei cristiani, la gioia. A volte nei cristiani prevale il lamento: «Questo non è lo stile del discepolo – ha spiegato Francesco -, sant’Agostino dice ai cristiani: “Vai, vai avanti, canta e cammina!”. Con la gioia: è quello lo stile del cristiano. Annunciare il Vangelo con gioia. E il Signore fa tutto. Invece, la troppa tristezza, questa troppa tristezza, anche l’amarezza ci porta a vivere un cosiddetto cristianesimo senza Cristo: la Croce svuota i cristiani che sono davanti al Sepolcro piangendo, come la Maddalena, ma senza la gioia di aver trovato il Risorto».
Nota a margine. A volte, nelle diverse interpretazioni delle parole del Papa, certe esortazioni vengono prese come un invito alla mobilitazione. Un “fuori tutti” invero schematico, che non sembra attagliarsi al pensiero di Francesco. Padre Pio è rimasto tutta la vita in un monastero, eppure ha fatto più bene lui alla cristianità di tanti missionari. E il santo curato D’Ars, e santa Teresina nel suo convento di clausura e altri e innumeri della storia cristiana. Per fare un esempio più personalizzato, papa Wojtyla ha viaggiato molto più di Francesco, non per questo la testimonianza dell’attutale Papa è un di meno rispetto a quella del suo predecessore. Ciò al quale il Papa esorta è un’apertura totale al soffio dello Spirito Santo, alle innumeri possibilità che il Signore ci pone davanti nelle varie e poliedriche possibilità che pone la vita. Ad uscire dai nostri schemi e dalle nostre immagini per abbracciare, umili, l’umile Gesù che si fa prossimo in tanti modi. Non uno sforzo personale, insomma, ma l’attenzione e la disponibilità (anche fisica) ai disegni del Signore.