Gesù guarisce e fa tornare a casa quanti erano perduti
Tempo di lettura: 2 minutiGesù «non è un mago, uno stregone, un guaritore che va e guarisce e continua: ad ognuno lo fa tornare al suo posto, non lo lascia per strada. E sono gesti bellissimi del Signore». Così il Papa nell’omelia della messa celebrata presso la Casa Santa Marta il 24 febbraio, commentando la liberazione di un fanciullo dalla possessione diabolica ad opera di Gesù. «Gesù – ha proseguito Francesco – sempre ci fa tornare a casa, mai ci lascia sulla strada da soli». Il Vangelo, ha proseguito, è pieno di questi gesti delicati di Gesù che rigenerano e fanno tornare alla propria casa quanti sembravano perduti, da Lazzaro al figlio della vedova di Naim. «Gesù non è venuto dal Cielo solo, è Figlio di un popolo. Gesù è la promessa fatta a un popolo e la sua identità è anche appartenenza a quel popolo, che da Abramo cammina verso la promessa. E questi gesti di Gesù ci insegnano che ogni guarigione, ogni perdono sempre ci fanno tornare al nostro popolo, che è la Chiesa». Così che «ogni volta che Cristo chiama una persona, la porta alla Chiesa».
«Questi gesti di tanta tenerezza di Gesù – ha concluso – ci fanno capire questo: che la nostra dottrina, diciamo così, o il nostro seguire Cristo, non è un’idea, è un continuo rimanere a casa. E se ognuno di noi ha la possibilità e la realtà di andarsene da casa per un peccato, uno sbaglio – Dio sa – la salvezza è tornare a casa, con Gesù nella Chiesa. Sono gesti di tenerezza. Uno a uno, il Signore ci chiama così, al suo popolo, dentro la sua famiglia, la nostra madre, la Santa Chiesa. Pensiamo a questi gesti di Gesù».