25 Marzo 2014

Il Papa: il Signore guarda l'umiltà

Il Papa: il Signore guarda l'umiltà
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Nell’omelia della messa celebrata presso la Casa Santa Marta il 24 marzo, il Papa si è soffermato sul dramma degli abitanti di Nazareth che non riconobbero Gesù, al contrario di quanto avviene per gli emarginati, il lebbroso e la vedova, episodi ricordati nella messa odierna. E ha spiegato: «È il dramma dell’osservanza dei comandamenti senza fede: “Io mi salvo da solo, perché vado alla sinagoga tutti i sabati, cerco di ubbidire ai comandamenti, ma che non venga questo a dirmi che erano meglio di me quel lebbroso e quella vedova!”. Quelli erano emarginati! E Gesù ci dice: “Ma, guarda, se tu non ti emargini, non ti senti al margine, non avrai salvezza”. Questa è l’umiltà, la strada dell’umiltà: sentirsi tanto emarginati che abbiamo bisogno della salvezza del Signore. Solo Lui salva, non la nostra osservanza dei precetti».

Di seguito, Francesco ha ricordato la vicenda biblica di Namàan, lebbroso al quale il profeta Eliseo dice di bagnarsi sette volte nel Giordano: Francesco ha spiegato come la richiesta sembri ridicola a Namàan, che se ne va sdegnato. Ma poi ci ripensa, fa quanto richiesto e guarisce. Così il Papa: «Il Signore gli chiede un gesto di umiltà, di ubbidire come un bambino, fare il ridicolo […] È questo il messaggio di oggi, in questa terza settimana di Quaresima: se noi vogliamo essere salvi, dobbiamo scegliere la strada dell’umiltà».

E ancora, un esempio luminoso di umiltà: «Maria nel suo Cantico non dice che è contenta perché Dio ha guardato la sua verginità, la sua bontà e la sua dolcezza, tante virtù che aveva lei, no: ma perché il Signore ha guardato l’umiltà della sua serva, la sua piccolezza, l’umiltà. È quello che guarda il Signore. E dobbiamo imparare questa saggezza di emarginarci, perché il Signore ci trovi. Non ci troverà al centro delle nostre sicurezze, no, no. Lì non va il Signore. Ci troverà nell’emarginazione, nei nostri peccati, nei nostri sbagli, nelle nostre necessità di essere guariti spiritualmente, di essere salvati; lì ci troverà il Signore».

E ha concluso: «L’umiltà cristiana non è la virtù di dire: “Ma, io non servo per niente” e nascondere la superbia lì, no, no! L’umiltà cristiana è dire la verità: “Sono peccatore, sono peccatrice”».

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