Conchita Wurst e la "libertà" sessuale
Tempo di lettura: < 1 minuteHa fatto notizia la vittoria della drag queen con la barba Conchita Wurst all’Eurovision Song Contest Saturday, suscitando entusiasmo in certi ambiti che hanno visto in questa affermazione del cantante un ulteriore passo avanti della libertà sessuale e reazioni in ambiti che questa spinta vedono come una minaccia ad alcuni principi della tradizione. «Questa cultura che esalta un sesso totalmente libero dai vincoli dell’anatomia e dai condizionamenti educativi ricade in pieno in una concezione autogenerativa dell’uomo come colui che si fa da sé», ha commentato sulla Repubblica del 13 maggio Massimo Recalcati, «È un mito narcisistico del nostro tempo: quello di una libertà che vuole prescindere da ogni vincolo simbolico: inventarsi il proprio sesso […] L’esibizione di un corpo bizzarro e ostentatamente provocatorio non corre forse il rischio di ridurre la liberazione sessuale ad un semplice rovesciamento speculare del vecchio paradigma clerico-fascista della normalità? La norma prescrittiva non è più quella ascetico-repressiva ma diventa quella narcisistico esibizionista» (Titolo dell’articolo: Ma per la vera liberazione sessuale serve altro).
Nota a margine. Tema sdrucciolevole quello della libertà sessuale, in particolare in questi tempi complessi. Questi cenni di Recalcati appaiono di indubbio interesse proprio perché provengono da una fonte non sospetta di pulsioni”reazionarie”. In particolare quell’accenno al fatto che certa ostentazione della variegata libertà sessuale stia diventando “prescrittiva” merita qualche riflessione.